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"Niente soldi, quel Comune è leghista". Scoppia la bufera in Calabria

Negati i fondi per la festa di Taurianova e il concerto dei Cugini di campagna. La denuncia dell'assessore comunale

"Niente soldi, quel Comune è leghista". Scoppia la bufera in Calabria

Altro che caccia all’immigrato, in Calabria è caccia al leghista. Questa volta la discriminazione arriverebbe direttamente dalle stanze del Palazzo della Città metropolitana di Reggio Calabria governata dal Partito Democratico. Nel mirino la prima amministrazione comunale guidata dalla Lega nel sud Italia, Taurianova.

Una medaglia per Salvini che, nell’ottobre del 2020, a urne chiuse, volò fino al piccolo paese in provincia di Reggio Calabria per intestarsi con orgoglio la vittoria. E si sa, nei piccoli comuni, in particolare in Calabria, le tradizioni sono importanti e vanno rispettate. Soprattutto se si tratta di feste mariane, come quella in onore della Madonna della Montagna patrona della città di Taurianova.

A non farlo, però, sarebbe stato Filippo Quartuccio delegato alla cultura della città metropolitana. È lui a decidere come spendere i soldi destinati ai grandi eventi della provincia. E di soldi pubblici ce ne sono tanti da spendere: circa 320 mila euro. Ma pochi per Taurianova. Il motivo del contendere? Il concerto dei Cugini di campagna. “Non posso regalare una serata di questa portata ad un comune leghista”, avrebbe detto Quartuccio all’assessore agli eventi del comune del carroccio Massimo Grimaldi che lo denuncia pubblicamente.

Tutto pare sia avvenuto alla fine di una riunione a Palazzo San Giorgio dove gli amministratori locali stavano discutendo del cartellone estivo. “Ci siamo sentiti discriminati, ci ha bollati come leghisti che non meritano nulla. Ci troviamo di fronte ad una politica dell’odio solo perché abbiamo idee diverse. È vergognoso! E loro sarebbero quelli dell’accoglienza, della parità? È assurdo che accada questo", tuona l’assessore Grimaldi che abbiamo raggiunto telefonicamente.

Ma chi amministra la cosa pubblica non dovrebbe essere imparziale? Filippo Quartuccio lo rivendica: “Non guardo le tessere di partito, non ho mai pronunciato quella frase”. E minaccia querele nei confronti del collega. Si sa, nel sud Italia essere fieri leghisti non è visto di buon occhio. Soprattutto se attaccata alla giacca di lino estiva brilla la spilla di Alberto da Giussano. “All’assessore Grimaldi avevamo proposto un altro evento, uno spettacolo con artisti locali”, dichiara il delegato della città metropolitana, che aggiunge: “Hanno rifiutato”. “Ci proponevano un piccolo spettacolo di cabaret, non all’altezza della nostra festa”, dice Grimaldi. “Chi non accetta, evidentemente non merita”, risponde il consigliere metropolitano. Una bega tra assessori che somiglia sempre di più alle famose liti di don Camillo e Peppone.

Speriamo solo che nessuno tagli la fune della campana il giorno della festa.

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