Niente taglio del canone Rai La manovra sconfessa il Pd

Un emendamento al Bilancio fissa la tassa a 90 euro Salta il pacchetto lavoro voluto dalla sinistra Dem

Niente taglio del canone Rai La manovra sconfessa il Pd

Qualche misura rilevante, come la Web tax riformulata o le detrazioni per i figli a carico. Una sforbiciata al bonus bebè. Poi pioggia di micromisure, che secondo i deputati di Forza Italia, hanno trasformato la Camera dei deputati in «un suk, un luogo di mercanteggio spudorato, dove l'attenzione è rivolta più al futuro prossimo, le elezioni politiche, che alle prospettive di crescita dell'economia e al bene del Paese». La legge di Bilancio approderà in ritardo nell'Aula di Montecitorio. Le modifiche sono proseguite anche ieri.

Tra questa, la conferma del canone Rai del 2018 allo stesso livello del 2017, cioè a 90 euro. La tassa sul possesso di apparecchi di ricezione Tv è calata di dieci euro rispetto al 2016. L'ex premier Matteo Renzi tempo fa annunciò «altre sorprese», cioè ulteriori riduzioni in caso di recupero dell'evasione, che effettivamente c'è stato. Il ministero dell'Economia ha deciso di intraprendere questa strada. L'emendamento presentato dal relatore della Legge Francesco Boccia ha fissato il prossimo canone a 90 euro.

Un'altra stretta decisa ieri dalla commissione Bilancio riguarda il bonus bebè. Nella versione modificata dalla Camera, ci sarà solo per il primo anno di vita del bambino e solo per i nati nel 2018. Eliminati gli stanziamenti per il 2020 e la stabilizzazione della norma. Ieri è stato votato l'emendamento che porta da 2.740 euro a 4 mila euro la soglia di reddito dei figli fino a 24 anni di età sotto la quale sono considerati a carico dei genitori.

Tra i nodi politici affrontati ieri, quello dei contratti a termine. Una proposta della sinistra Pd puntava a limitare la durata massima dei contratti a termine da 36 a 24 mesi. Tentativo andato a vuoto dopo un duro confronto all'interno del partito di maggioranza. Un'altra, approvata dalla commissione Lavoro, prevedeva l'incremento delle indennità per i licenziamenti senza giusta causa dagli attuali 4 mesi a 8 mesi. Entrambe sono state ritirate. L'ultima, ripresentata dal M5S, è stata votata e bocciata.

Per quanto riguarda il mondo delle professioni, sono passate le attese modifiche alla norma dell'equo compenso dei professionisti. È passato un emendamento firmato Nunzia Di Girolamo (Fi) che riporta il testo alla versione originaria del governo. «Si rischiava, molto più in generale, di aver fatto una legge spot che non tutelasse, di fatto, i professionisti», ha spiegato l'esponente azzurra. «oggi la politica ha fatto il suo lavoro, cioè portare a casa un Paese un po' più giusto di ieri», ha commentato Sandra Savino, componente di Forza Italia in Commissione Finanze.

Tra le novità, particolarmente apprezzate dai sindacati, il via libera l'emendamento riformulato che fissa in via strutturale dal gennaio 2018 il pagamento delle pensioni dal primo giorno del mese o, in caso in cui si tratti di una giornata festiva o «non bancabile», da quello successivo. Il pagamento il primo del mese era ancora sperimentale.

Anche nel passaggio alla Camera, la legge di Bilancio si è arricchita di micro misure. Dagli incentivi per i lampioni solari, alla legge sugli educatori socio-pedagogici. Stanziamenti alle sempreverdi province per la gestione delle strade e quelli per singole opere viarie.

Un «Suk» secondo le opposizioni di centrodestra. Per Forza Italia «continua l'assalto alla diligenza, continuano le mance e le marchette, con l'approvazione irresponsabile di emendamenti legati solo e ad interessi particolari».

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