Silvio Berlusconi mantiene il punto. E anche il centro della scena politica. Non ha per ora intenzione di sciogliere la riserva, né accettando la candidatura al Quirinale del centrodestra né facendo un passo indietro, malgrado le pressioni degli alleati. Sarebbe un errore, riflette nelle stanze della Villa di Arcore, dare un vantaggio agli altri così in anticipo sulla prima votazione del 24. Così, tiene tutti sulla graticola e per ora fa saltare il vertice di coalizione atteso questa settimana.
Ancora non ha deciso, il leader di Forza Italia, se scendere a Roma per convocare tutti a Villa Grande o affidarsi ad un comunicato-stampa, ad un messaggio tv, ad altro. Certo, per domenica sa di dover dare un segnale, Matteo Salvini e Giorgia Meloni insistono, la deadline di lunedì è stata annunciata.
Ma se confermasse di volersi andare a prendere i voti alla quarta votazione o se volesse fare il kingmaker di un altro candidato vincente, quest'ultimo ruolo non ha intenzione di lasciarlo ad altri, quei leader della Lega e di Fdi che fanno a gara nel far capire che loro un asso nella manica alternativo già ce l'hanno pronto.
Il Cavaliere le carte le tiene coperte, prende tempo e intanto lavora. All'opzione A, verificando i consensi che il suo nome raccoglierebbe nell'urna (ed è convinto di averne diversi anche fuori dal centrodestra, perciò di un risultato diverso dovrebbero rispondere Salvini e Meloni, garanti dei loro partiti). E all'opzione B, perché Berlusconi è realistico e non si farà ritrovare impreparato se lo scenario cambierà. Appoggiare Mario Draghi per il Colle? Ma non è l'unica possibilità.
Gianni Letta, il suo braccio destro in ogni trattativa, sta sondando tutti i percorsi possibili. «Il suo ruolo potrebbe per una volta passare dal secondo al primo piano?», si chiedono in molti. A lui Ignazio La Russa di Fdi domanda di «intercedere» con il Cav per il vertice con gli alleati anche nel weekend. «Ho detto a Gianni Letta - spiega il vicepresidente del Senato, dopo l'incontro alla presentazione di un libro alla Stampa estera - che non è un dramma se il vertice non si può tenere oggi (giovedì, ndr). Ma domani (oggi, ndr)al massimo dopodomani (sabato, ndr) dobbiamo vederci. Di solito è Salvini, come capo del partito di maggioranza, che manifesta questa nostra esigenza, che penso sia di tutti, anche di Fi. Dobbiamo ritrovarci e decidere che facciamo sul Colle». Gli chiedono se per Letta il Cav ha i numeri in parlamento e replica: «Lo deve chiedere a lui. Noi vogliamo verificare se ci sono questi numeri e per questo dobbiamo vederci, spero che ci siano, mi farebbe molto piacere se Berlusconi andasse al Colle...».
Nel silenzio assordante degli azzurri spicca la loquacità dell'inarrestabile Vittorio Sgarbi, che per Fi parla a nome personale ma comunque un ruolo di verifica voti, con telefonate e altro, da qualcuno l'ha avuto. «Berlusconi - dice a Un giorno da pecora, su Rai Radio 1 - è ad Arcore e rimarrà ad Arcore, credo si esprimerà con dei bollettini. Questa pausa è diventata di riflessione, in cui lui possa elaborare un nome al posto del suo e lavorare con l'impegno di un padre della Patria. Direi che da un giorno e mezzo siamo su questo punto. Io so qual è il nome che proporrà Berlusconi». Una delle tre donne più nominate? «La Moratti posso escluderla, Cartabia non sa chi sia, su Casellati non posso dire niente, è la presidente del Senato. Comunque mi auguro che dia un segnale di grande maturità, con la capacità di dire che occorre una figura che unisce». Sgarbi esclude che Berlusconi «si faccia contare, il nome esce prima di lunedì, immagino anche che possa uscire per iscritto». Per il deputato e critico d'arte, «il vertice lo si può anche auspicare, ma costringerlo a venire a Roma... Se non deve essere eletto cosa viene a fare a Roma?». Sgarbi non è più convinto che il Cav voglia una riconferma di Sergio Mattarella al Colle. «Per lui era la soluzione migliore in assoluto, mi ha detto venerdì scorso, ma da venerdì le cose sono mutate...». Sì, in una settimana sembra di sì.
Eppure, alla stessa trasmissione radio di Sgarbi, la deputata di Coraggio Italia ed ex Fi Michaela Biancofiore
garantisce: «Berlusconi al Quirinale ci crede davvero e fa bene a perseguire questo obiettivo, mi disse che lo aveva promesso a mamma Rosa. Gli direi di andare avanti comunque, con affetto, perché è la battaglia della sua vita».
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