Coronavirus

No ai nuovi criteri e Conte ora chiude "Un Natale sobrio e senza abbracci"

Il governo delude le Regioni che avevano chiesto valutazioni più semplici. Parametri invariati fino al 3 dicembre. L'ipotesi di una nuova stretta prima del 25. Boccia: "Possibili altre zone rosse"

No ai nuovi criteri e Conte ora chiude "Un Natale sobrio e senza abbracci"

Milano. Calma e sangue freddo. Governo, Regioni ed enti locali, in uno strano clima di concordia, incassano un certo miglioramento dei dati, ma senza farsi prendere dalla fretta. La cautela è il sentimento del giorno. Così la revisione dei 21 parametri che monitorano l'andamento dell'epidemia, chiesta con urgenza dai governatori, è stata rinviata al 3 dicembre. E anche sulla possibilità di «scolorare» qualche Regione, o Provincia, ora è calata una calma apparente, una tregua preludio di un inverno che si preannuncia altalenante, fra le esigenze della sanità e quelle dell'economia.

L'intenzione generale pare quella di consolidare questo auspicato «appiattimento del contagio», prevedendo qualche apertura in vista delle festività - l'obiettivo è incoraggiare una «ripresina» dei consumi - per poi passare a un Natale molto attento, come ha anticipato ieri il presidente del Consiglio, magari con l'adozione di nuove restrizioni alla vigilia. Un Natale «più sobrio - lo ha definito Giuseppe Conte (foto) - senza veglioni, baci e abbracci». «Una settimana di socialità scatenata, come è quella che di solito ci accompagna nelle festività natalizie - ha spiegato - significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva in termine di decessi, stress delle terapie intensive e dell'area medica. Non ce lo possiamo permettere, sarebbe folle».

L'altolà del premier, ieri, è arrivato nel corso dell'intervento ospitato dall'ultima giornata dell'assemblea annuale dell'Anci, l'associazione dei Comuni italiani. Con la stessa cortese fermezza, Conte ha sostanzialmente respinto la richiesta di una semplificazione dei parametri che presiedono alla «colorazione» delle Regioni. «Cercheremo di rendere ancora più chiari e trasparenti ma che questo non diventi confusione» ha dichiarato il premier, per poi lasciare al ministro degli Affari regionali un più categorico «no» alla revisione dei complessi, fatidici, 21 criteri. «Fino al 3 dicembre non è in discussione» ha tagliato corto Francesco Boccia in un'intervista su Rai 1, ammettendo anzi la possibilità che altri territori possano passare al grado massimo di restrizione. «Non escludo che possano esserci ulteriori Regioni rosse».

Chiaramente, in un imminente allentamento delle misure sperano i governatori che ieri hanno incontrato Boccia insieme al ministro della Salute Roberto Speranza e al presidente dell'istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro. Ma anche nel loro fronte il sentimento dominante oggi non è l'impazienza. La Lombardia oggi è già «arancione», potenzialmente, e aspetta la ratifica formale di questo passaggio (con qualche libertà in più per i negozi e il ritorno in classe di un po' di studenti). Ma anche le parole del presidente Attilio Fontana sono improntate alla cautela. «Il governo ha dato massima disponibilità ad affrontare ogni tipo discussione» ha detto a proposito dei parametri. «Se riusciamo ad essere efficienti nella battaglia contro il virus - ha aggiunto - è chiaro che ci sarà anche un miglioramento delle limitazioni che sono state poste». Come previsto, la Lombardia ieri ha sfondato la dolorosa soglia dei 20mila decessi - ieri se ne sono aggiunti altri 165 - ma per altro verso, dopo lunghe settimane ha visto tornare a calare i ricoveri in altri reparti (32 posti letto in meno), mentre quelli in terapia intensiva sono aumentati «solo» di 12 unità. E visto che i dati oggi mostrano una certa omogeneità - con Milano che vanta un indice di contagio fra i più bassi - anche province e i capoluoghi ieri hanno fatto un passo indietro, rinunciando alla possibilità di beneficare di un allentamento differenziato, che pure Conte non aveva escluso.

«Abbiamo deciso di continuare questa nostra battaglia in maniera unitaria - ha detto Fontana - e quindi di non fare richieste di differenziazione territoriali».

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