Berlino Da alcune settimane la scena politica tedesca è mutata drammaticamente e da sobria e pragmatica si è fatta polemica, rissosa, a tratti grottesca. A inaugurare il canovaccio all'italiana è stato il ministro dell'Interno e presidente dei cristiano-sociali bavaresi Horst Seehofer che ha a lungo minacciato Angela Merkel di mandare il governo a gambe all'aria in mancanza di una linea dura sui profughi. Seehofer si è dimesso da tutto salvo restare al suo posto, dopo che la Cancelliera gli ha offerto di istituire «centri di transito» sul confine con l'Austria: qui saranno trattenuti i profughi in attesa di asilo o dell'espulsione. Fatta la pace con l'ala destra del governo, la leader tedesca ha creduto che il clima fosse di nuovo sereno. Col tono di chi ha risolto un problema importante, Merkel ha affermato al Bundestag che l'esistenza dell'Europa come la conosciamo oggi «dipende da come gestiamo la questione delle migrazioni». Sul suo cammino questa volta ha invece trovato i socialdemocratici (Spd), soci sul lato sinistro della grande coalizione. La leader Spd Andrea Nahles ha respinto gli unilateralismi proposti dalla Csu, chiedendo invece il rispetto delle norme europee e dello stato di diritto; quindi ha messo in chiaro che la Germania «non ha bisogno di alcun piano generale» per riformare il diritto d'asilo come auspicato dall'ostinato Seehofer. «Non siamo d'accordo sui centri di transito», ha dichiarato Nahles, pur riconoscendo che «sono stati fatti alcuni progressi» e precisando che «giovedì sera ricominceremo a discuterne».
Il ragionamento della sinistra non fa un grinza: poiché il programma di governo risale appena allo scorso marzo, ogni modifica alla sua azione deve essere concordata con la Spd. Quello che più risalta è la diffusa voglia di tiro al bersaglio su Merkel che pervade la politica tedesca. I socialdemocratici hanno assistito in rispettoso silenzio alla lunga rissa fra Cdu e Csu e adesso presentano il conto. Molto più dura l'opposizione populista (AfD) che con Alice Weidel ha puntato il dito contro la cancelliera. «Con il suo governo la Germania si è trasformata da fattore di stabilità a fattore di caos: se ne vada». I tempi sono cambiati anche per Merkel: lo dimostra l'imminente arrivo a Berlino del premier ungherese Viktor Orban. Fra i due i rapporti sono pessimi: il leader magiaro è stato intimo dell'ex cancelliere Helmut Kohl nella fase in cui questo criticava Merkel «per aver distrutto la mia Europa».
Le sue altre apparizioni in Germania risalgono ai congressi della Csu, invitato da Seehofer e indicato come modello per la sua fermezza contro profughi e migranti. Merkel non ha mai amato né il «Viktator» ungherese né il governo di destra-destra al potere in Austria: la Csu di Seehofer la sta invece obbligando a discutere di quote di profughi proprio con loro.
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