Coronavirus

No alle imprese sì alle librerie. E parte la caccia ai vacanzieri

Linea dura sulla ripresa delle attività. Il Viminale: allerta sulle seconde case

No alle imprese sì alle librerie. E parte la caccia ai vacanzieri

Il balletto sulla fase due continua. Il governo cambia idea continuamente (nell'arco della stessa giornata) sull'allentamento del lockdown. Nell'incontro (in videoconferenza) di ieri con le parti sociali il presidente del Consiglio Giuseppe Conte conferma la linea dura: si va verso un prolungamento delle misure restrittive (in scadenza il 13 aprile) fino al 3 maggio. Oggi dovrebbe arrivare il nuovo Dpcm che confermerà il blocco, con pochissime deroghe: una di queste riguarderà librerie e cartolerie. Ma anche sulla fase due, il premier non si sbilancia, ponendo come condizione l'adozione di un nuovo protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro.

L'unica concessione che arriva dall'incontro tra Conte e le parti sociali è l'ipotesi di riaperture mirate nei settori alimentare, farmaceutico ed export. Ma anche questa piccola concessione dovrà passare al vaglio di un gruppo di esperti che sarà istituito nelle prossime ore. Del comitato faranno parte, oltre al governo che ne curerà il coordinamento, anche un pool di esperti di industria ed economia indicati da sindacati e Confindustria. Eppure era stato Conte - nell'intervista alla Bbc - a lasciare intravedere spiragli su una rimodulazione delle misure restrittive: «Se gli scienziati lo confermano, potremmo iniziare ad allentare alcune misure già entro la fine di questo mese». Nel pomeriggio arriva la retromarcia. Passo indietro anticipato (prima del vertice con le parti sociali) dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia: «Il governo ha le idee chiare. Dobbiamo mettere in sicurezza la salute degli italiani». L'incontro con le parti sociali arriva dopo giorni di polemiche con Confindustria che invoca una graduale ripresa delle attività. Polemiche e proposte. Come quella avanzata da Maurizio Cosasco, leader di Confapi, l'organizzazione che riunisce 80mila piccole e medie imprese e 900mila, nell'intervista all'HuffPost: «Riapriamo il 20 aprile con test per i lavoratori a carico delle imprese. Mentre chi rientra nella fascia di età tra 50 e 55 anni in su rimane a casa perché statisticamente più a rischio». Il governo ascolta. Ma tira dritto sul blocco totale fino al 3 maggio.

Intanto, sul lockdown da Coronavirus piomba la Pasqua, e governo, regioni e comuni provano a correre ai ripari. Il primo prolungamento del decreto di Conte sul «tutti a casa» fino al 13 aprile era finalizzato proprio a chiarire che di rivedersi intorno a una tavola imbandita o di andarsene in gita a Pasquetta non se ne parlava proprio, ma l'arrivo del bel tempo e lo stress da reclusione degli italiani sembrano far dormire sonni agitati a chi deve garantire che le misure di isolamento vengano rispettate. Così, oltre ai soliti appelli, il governo chiede anche ai controllori un giro di vite: è arrivata ai prefetti una circolare del Viminale firmata dal capo di Gabinetto Matteo Piantedosi con indicazioni per verifiche più severe su strade e autostrade, e controlli sulle «visite» vietate alle seconde case. E a dare una stretta ai controlli aiutano appunto anche governatori e sindaci, tutti in campo per provare ad arginare la voglia di uscire degli italiani. Paradossalmente, proprio la curva declinante dei contagi potrebbe mettere a rischio il buon trend di questi giorni, perché la sensazione che il peggio sia passato non aiuterebbe gli italiani meno virtuosi a restare tra le mura domestiche.

Un errore che, spiega il premier Giuseppe Conte, il Paese pagherebbe caro, rischiando di vanificare gli sforzi dell'ultimo mese.

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