Il "no Imu day" fa flop: deserti i banchetti del Pd

I cittadini non hanno creduto alla balla del calo delle tasse, a Roma insultato Orfini. Che autogol per Renzi

Il "no Imu day" fa flop: deserti i banchetti del Pd

No Imu day, no party. Ieri non è stato un giorno di festa per gli italiani anche se Matteo Renzi le ha provate tutte per farlo passare come tale. L'abolizione della tassa sulla prima casa non poteva compensare gli altri oltre 20 versamenti fiscali. Tutti in scadenza proprio nello stesso giorno in cui il premier ha lanciato l'hashtag #giùletasse parlando di «giornata dell'orgoglio». Un autogol per il governo come sottolinea il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta. «Renzi non ha abbassato le tasse, in due anni e mezzo di governo sono arrivate al massimo storico nel nostro Paese, al 44,2 per cento - attacca Brunetta - Questo è un boomerang perché ormai non gli italiani non gli credono, è diventato ridicolo».

E infatti l'iniziativa (promossa con forza dal premier ma immediatamente bocciata dalla minoranza Pd) che voleva essere una dimostrazione di forza per dare anche fiato ai candidati sindaci in vista dei ballottaggi di domenica si è trasformata invece nella conferma del progressivo distacco dell'elettorato dal Pd di cui il presidente del consiglio è segretario. Le «migliaia» di banchetti e tavolini allestiti dal Pd per promuovere il NoImuday sono andati praticamente deserti, dove è andata bene perché dove è andata male ci sono state anche pesanti contestazioni.

È toccato proprio al presidente del Pd, Matteo Orfini, incassare le critiche e anche gli insulti dei cittadini nella capitale. Orfini ieri ha deciso di fare volantinaggio per il NoImuday in periferia a Roma. Ma i romani che ieri erano andati al mercato del quartiere Giardinetti lo hanno «gentilmente» invitato a non dire balle e qualcuno gli ha persino consigliato di iscriversi al Movimento5stelle. Ad Orfini non è rimasto che masticare amaro commentando che «il Pd in periferia non è mai andato bene».

Certamente non stupisce che gli italiani non abbiano bevuto la balla della diminuzione delle tasse visto che proprio ieri i contribuenti erano seppelliti dai pagamenti in scadenza.

Occorreva versare la prima rata di Imu e Tasi sulle seconde e terze case e sugli immobili ad uso strumentale, capannoni e magazzini. Balzelli dai quali il governo incasserà un gettito complessivo di oltre 10 miliardi di euro versati da circa 25 milioni di proprietari. Scadeva pure la cedolare secca sugli affitti: da pagare il saldo per il 2015 e il primo acconto per il 2016. E poi c'era l'Ivie, imposta sul valore degli immobili situati all'estero dovuta dalle persone che risiedono in Italia ma posseggono immobili all'estero. Poi la Tari, con data differenziata a seconda dei Comuni. Ma non è finita qui perché per i datori di lavoro era anche il momento di pagare le ritenute Irpef per i dipendenti e collaboratori mentre le imprese dovevano sborsare il saldo 2015 e l'acconto 2016 dell'Ires, l'imposta sui redditi delle società di capitali, che il governo si è impegnato a ridurre, sì ma dal prossimo anno dal 27,5 al 24 per cento. Il gettito è di circa 8,5 miliardi.

Altri 8 miliardi arriveranno dal pagamento dell'Iva riferita al mese di maggio per imprese e lavoratori autonomi. Renzi insiste. «Le chiacchiere stanno a zero - dice - Per la prima volta le tasse vanno giù. Non si parla di promesse ma di risultati verificabili». Ma per il centrodestra il NoImuday è soltanto un Imbroglioday.

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