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No al Ponte sullo Stretto, i nodi habitat e leggi Ue. "Ministero già al lavoro"

I rilievi della Corte dei Conti sullo stop all'opera si possono superare. L'ottimismo dei tecnici

No al Ponte sullo Stretto, i nodi habitat e leggi Ue. "Ministero già al lavoro"
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Tra gli italiani e il Ponte sullo Stretto non ci sono solo due sponde ma il rispetto di due direttive Ue sugli habitat naturali "su cui c'è un ampio margine di chiarimento". L'ottimismo che si respira in serata a Palazzo Chigi è il segno che si può continuare a pianificare la realizzazione della mastodontica opera militare e civile da 13,5 miliardi di euro tra Sicilia e Calabria, interrotta temporaneamente dai rilievi della Corte dei Conti. "Serve un confronto che intende essere costruttivo e teso a garantire all'Italia un'infrastruttura strategica attesa da decenni", dice la nota dell'esecutivo arrivata qualche ora dopo il deposito delle le motivazioni con cui i giudici contabili hanno negato (per ora) il visto e la registrazione alla libera del Cipess per il Ponte sullo Stretto.

Si tratta di due direttive Ue che riguardano la conservazione degli habitat naturali e seminaturali: a causa della carenza di istruttoria e di motivazione di una delibera non è possibile procedere con l'ok al Ponte se non si rispetta l'articolo 72 della 2014/24/Ue, che interviene quando - come nell'opera a campata unica, ci sono "modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute nell'originario rapporto contrattuale". Ci sono anche altri due articoli, il 37 e il 43 del decreto 201/2011, sulla mancata acquisizione del parere dell'Autorità di regolazione dei trasporti in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario. In pratica, una norma riguarda il rispetto dell'ambiente e la stima di come andrà a impattare l'opera, un altro rilievo riguarda la oggettiva redditività dell'opera. Quest'ultimo punto, spiegano i tecnici, è facilmente superabili con motivazioni "politiche" (molto spesso le opere pubbliche costano più di quanto incassano) perché è pacifico che la realizzazione del Ponte - considerata opera strategica di interesse nazionale - gli attuali flussi di traffico potrebbero subire una crescita esponenziale, ma superare questo scoglio significa anche poter contare sul finanziamento europeo all'opera.

L'ottimismo di Palazzo Chigi contagia anche l'amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci: "Siamo fiduciosi di poter individuare le opportune iniziative conseguenti alle motivazioni della Corte dei conti", anche se è ancora atteso un pezzo di motivazione legata a un altro decreto. Gli esperti del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono al lavoro da giorni assieme alla Commissione europea per superare tutti i rilievi e dare finalmente all'Italia un Ponte unico, sicuro, moderno e utile.

Il rischio sull'habitat rianima i propositi No Ponte degli ambientalisti di Avs e Wwf: "La procedura seguita ostinatamente dal governo ha violato le norme in materia di tutela ambientale e di appalti", dicono gli ambientalisti, pronti già a manifestazioni di protesta per domani a Messina.

Per Angelo Bonelli dei Verdi, che chiede le dimissioni di Matteo Salvini e dello stesso Ciucci "è uno scandalo che 14 miliardi di euro non possano essere destinati alle vere priorità del Paese mentre vengono violate le leggi nazionali ed europee in materia ambientale e di concorrenza e non esiste un piano economico-finanziario che dimostri la reale sostenibilità dell'opera". Lo stesso Bonelli annuncia un esposto alla Corte dei Conti europea "sull'uso del Fondo di Sviluppo e Coesione e dei fondi europei del Cinea".

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