Andrea Cuomo
Se la pace è il contrario della guerra, allora mai come questa volta il Nobel per è finito nelle mani giuste, nelle mani di chi davvero fa qualcosa per rendere i segni dei conflitti meno dolorosi su chi li subisce e non in quelle di politici e propagandisti.
Il Nobel per la pace è stato assegnato ieri a Oslo, in Norvegia, ed è andato a un uomo e a una donna: il congolese Denis Mukwege e la yazida Nadia Murad. Erano tra i favoriti, hanno vinto entrambi perché il comitato di cinque membri scelti dal parlamento di Oslo ha pensato che le loro vicende fossero accomunabili.
Denis Mukwege è «l'uomo che aggiusta le donne». È medico, è nato 63 anni fa a Bukayu, in Congo, si specializzò in ginecologia e ostetricia quando si rese conto che le pazienti del Lemera Hospital non avevano durante il parto un'assistenza decente. Nel 1989 tentò di creare un reparto maternità in quell'ospedale, ma la guerrà cancellò questo sogno. Nel 1998 fondò il Panzi Hospital, in cui prese a curare i danni fisici interni causati dalle violenze sessuali perpetrate dai soldati congolesi durante la guerra civile. Si calcola che da quel momento ha curato 50mila donne, molte delle quali con gravi danni fisici provocati da uno stupro subito, essendo uno dei pochi medici in Congo in grado di padroneggiare la chirurgia ricostruttiva per donne che soffrono di fistole traumatiche causate dalle violenze. «Nel mio Paese - disse una volta Mukwege - le donne, le ragazze, le bambine sono vittime sistematiche di violenze sessuali dalla ferocia indescrivibile. I loro organi sessuali vengono deturpati, mutilati, bruciati». Nel 2012 scampò anche a un tentato omicidio, quando un commando di quattro uomini assaltò l'auto in cui viaggiava uccidendo il suo autista. In seguito a questo episodio Mukwege decise di lasciare il suo Paese autoesiliandosi in Europa per qualche mese, prima di tornare al Panzi Hospital quando si rese conto dell'importanza della sua presenza per motivare i dipendenti e i volontari. Mukwege ha vinto nel 2008 il Premio dei diritti umani delle Nazioni Unite.
Nadia Murad è un Nobel giovanissimo: ha soli 25 anni ma una vita difficile alle spalle. Irachena di fede yazida fu sequestrata dai jihadisti nel 2014, trattenuta come «bottino di guerra» e venduta al mercato delle schiave. Perse tutta la sua famiglia e fuggì in Germania, dove iniziò la sua opera di denuncia dei crimini commessi dall'Is contro la minoranza yazida. Nel settembre del 2016 fu stata insignita del titolo di Ambasciatrice di Buona Volontà per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani dall'Unodc.
E intanto l'Accademia svedese che assegna il Nobel per la letteratura ha annunciato l'elezione di nuovi membri che consentono di avere il quorum di almeno 12 elementi, dopo le dimissioni di alcuni
di loro in seguito allo scandalo sessuale che aveva investito il fotografo Jean-Claude Arnault, marito di una delle esponenti. Quindi dopo lo sbianchettamento del premio per il 2018, probabilmente sarà assegnato nel 2019.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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