Umanità e legalità. Sono i due principi che stanno polarizzando il dibattito interno e internazionale sul tema dei migranti e del ruolo delle Ong. La premier Giorgia Meloni continua a ripetere che l'Italia «non è il primo porto sicuro» e che tutti «devono rispettare i patti». Che poi è la linea suggerita da Palazzo Chigi al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che oggi parteciperà al vertice europeo dei ministri degli Esteri.
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, dal canto suo, sottolinea il rapporto di «fratellanza» che lega il nostro Paese alla Francia. Ma è proprio l'inquilino del Viminale ad aver stimolato i Paesi europei del Mediterraneo a prendere una posizione collettiva per sensibilizzare Bruxelles sulla questione ancora aperta dell'accoglienza e del primo soccorso dei migranti. La nota, firmata da Malta, Italia, Cipro e Grecia, mira a sottolineare come «l'onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell'Ue», non viene equamente condiviso.
Lo stesso ministro sottolinea la necessità che venga rispettato il principio della legalità. Anche, se non soprattutto, per l'ingresso nel territorio italiano. «Occorre bloccare le partenze irregolari - parole di Piantedosi riportate dagli organi di stampa -. Per questo si deve investire sui Paesi del Nord Africa, stroncare il business degli scafisti, rafforzare i canali di ingresso anche ai fini di favorire l'integrazione dei migranti nel tessuto sociale e produttivo. Gli arrivi incontrollati generano invece sentimenti di insicurezza, alimentano marginalità sociali e fenomeni criminali». Una necessità, questa, che non contrasta con l'intenzione di riportare il sereno nei rapporti con la Francia.
Sul tasto della legalità preme con convinzione anche il vicepremier Matteo Salvini. Il leader della Lega, infatti, evoca il pugno di ferro nei confronti dell'immigrazione clandestina. «Chi sbaglia paga», scrive sui social il ministro delle Infrastrutture e trasporti. E annuncia un deciso giro di vite con «multe, sequestri e maggiori controlli».
Un approccio più morbido al problema dell'immigrazione è quello registrato dall'altro vicepremier. Antonio Tajani, infatti, intervenendo alla trasmissione di Lucia Annunziata Mezz'ora in più, ha ribadito che il nostro Paese «ha sempre fatto la sua parte» e che oggi al vertice dei ministri degli Esteri europei ha ottenuto di porre all'ordine del giorno anche la discussione l'allarme immigrazione. «Si tratta di un problema politico - spiega Tajani -. L'Italia ha 7mila chilometri di costa e quindi è la frontiera meridionale dell'Europa. Quest'anno ne abbiamo accolti 90 mila in Italia arrivati dalle ong e da piccole barche e continuiamo ad accogliere con spirito di solidarietà. È un problema che bisognerà affrontare perché in Africa nel 2050 ci saranno quasi 3 miliardi di abitanti molti dei quali potrebbero spostarsi in Europa. La Ue deve intervenire con un piano Marshall per l'Africa perché non c'è scritto da nessuna parte che tutti quelli che sono salvati in mare devono essere condotti in Italia».
Sulla tensione nei rapporti Italia-Francia, Tajani prova a gettare acqua sul fuoco. «Non abbiamo posto un problema che riguardava la Francia - spiega -, ma le navi che si trovano nel Mediterraneo. Alla nave tedesca abbiamo detto che doveva andare in Germania, a quella norvegese che doveva andare in Norvegia, poi per la nave Sos Viking che ha deciso di andare verso la Francia, abbiamo ringraziato Parigi per la loro accoglienza. Invece loro l'hanno presa come una sorta di provocazione. Ma noi stavamo parlando di una nave che andava verso le acque francesi».
Tajani sottolinea che il clamore è dovuto più che altro a un problema di politica interna francese. Sulle Ong, però, il giudizio del ministro di Forza Italia è netto: «Non devono essere i taxi del mare e non devono essere loro a decidere la politica europea».
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