«Noi amavamo la nostra terra Quelli di oggi solo la poltrona»

Franco Nicolazzi, per sette anni ministro dei Lavori pubblici nella Prima repubblica, lucido e pungente a novant'anni suonati, esclama: «Il pane della politica non c'è più. Oggi i lavori si trascinano, i programmi si dilungano e i progetti si devono fare cento volte, nel solo interesse di chi li deve rifare e di chi li mette in pratica».

È colpa di chi sta in Parlamento se il Paese è ingessato e non costruisce più niente?

«Innanzitutto. Prima c'era impegno politico ora si sente solo l'impegno partitico e le cose non si muovono. Poi c'è la burocrazia che ci mette lo zampino e impantana anche quello che è stato sbloccato. Anche regioni e province fanno la loro parte per demolire prima di costruire qualcosa».

Pure in passato la burocrazia non scherzava.

«Quando ero ministro delle Infrastrutture feci la legge sul silenzio assenso per ogni opera. In pratica, se non presentavi il progetto o la sua modifica entro 30 giorni, dovevi ricominciare da capo. Ora il silenzio assenso non si applica più, la pubblica amministrazione trova sempre un cavillo per fermare lavori già approvati e finanziati. Così c'è un sacco di gente che non costruisce più. Un mio amico aspetta l'approvazione di un progetto da 15 anni. É una cosa inaudita».

Ma lei come ha fatto a far costruire migliaia di km di autostrade negli anni '70?

«Ho preparato un decreto per ben quattro autostrade, l'ho presentato in Parlamento e dopo un anno c'erano già i cantieri aperti in mezz'Italia».

E qual è il suo segreto?

«C'era l'accordo politico tra i partiti, di destra e di sinistra. Ora tutti sono contro tutti. E mancano delle alte figure politiche di riferimento come De Gasperi, Nenni, La Malfa: tutti personaggi che avevano a cuore il bene del paese e non della poltrona».

Ha un rimpianto?

«Sì, ho dovuto rinunciare a costruire la Salerno-Reggio Calabria. Un lavoro impossibile, tutti avevano interesse a inserire un ennesimo appalto che non serviva a nulla e allungava i lavori all'infinito. Mi sono arreso».

E oggi come si fa a cominciare un lavoro e finirlo in tempi decorosi?

«Negli anni

scorsi come presidente di un ospedale, sono riuscito a far costruire l'edificio in tre anni. Ce l'ho fatta perché le parti politiche, in quell'occasione non potevano opporsi e non c'era nessun sindacato che abbia messo becco».

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