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"Noi garantisti anche con gli avversari"

La capogruppo al Senato: "Vicinanza al Cav. Il Pd insegue i Cinque Stelle"

"Noi garantisti anche con gli avversari"

Raffaella Paita, capogruppo del Terzo polo al Senato, solidarizza con il presidente Silvio Berlusconi dopo l'ennesima assoluzione e critica il Pd che continua a inseguire i grillini.

Voi siete una forza garantista. Due giorni fa, è arrivata un'altra assoluzione per il presidente Silvio Berlusconi in merito al filone del Ruby ter. La giustizia va riformata, non crede?

«Non posso che manifestare vicinanza alla persona, alla figura politica e alla sua famiglia. Tutti hanno pagato un prezzo molto alto, come sappiamo, a causa dei processi. Noi siamo garantisti, certo, e lo siamo a maggior ragione con gli avversari politici. Perfino con quelli- e non è certo il caso di Silvio Berlusconi- che non lo sono stati con noi in passato, alzando i toni in maniera pretestuosa».

Avete criticato Pd e 5Stelle sull'Aiuti ter.

«Trovo sinceramente inspiegabile quanto fatto da quelle due forze politiche. Noi abbiamo votato a favore dello scostamento di Bilancio e ci siamo astenuti sulla Nadef. Non potevamo fare altrimenti, perché abbiamo creduto e crediamo nel lavoro che ha portato avanti il governo Draghi. Alla stessa maniera, contenendo l'Aiuti ter il tesoretto che Draghi ha lasciato in dote, ci saremmo aspettati che Pd e 5S, che hanno fatto parte di quell'esecutivo, lo votassero. E invece il Pd fa fallo di reazione e insegue i grillini. Un atteggiamento miope e che, come già dimostrato, non paga».

Vede un Pd al disarmo. Però con un segretario moderato magari si riallaccia il dialogo...

«Guardi io non ne farei una questione di nomi. Il Pd ha problemi più profondi rispetto all'individuazione di un nome. Ha un problema d'identità. Ha smarrito la bussola riformista dalla fine della stagione di Renzi. Si tratta di una formazione politica con correnti di cui faccio fatica a comprendere la ragione d'esistenza, non vedo più differenze ma solo selezione di gruppi di potere. Neppure Obama riuscirebbe a risollevare questa situazione».

C'è un altro punto su cui potreste andare d'accordo con la maggioranza: le infrastrutture.

«Noi abbiamo chiaro il tipo di opposizione che vogliamo mettere in campo: non ideologica. Siamo a favore delle grandi opere e di norme che sburocratizzino il Paese. Certo, ci aspettiamo i fatti, perché per ora sono solo annunci. Mi chiedo se Salvini sia più impegnato a cercare di orientare la gestione del premier Meloni anziché a occuparsi di infrastrutture. In ogni caso, qualora le grandi opere dovessero essere sbloccate, saremo pronti a sostenerle. Ho qualche preoccupazione - non lo nascondo - pure su quello che il governo sta immaginando di fare in materia energetica. La Meloni non riesce a imporre al suo sindaco di Piombino un rigassificatore...».

Il vostro schema per le Regionali è particolare. Un'ex berlusconiana di ferro in Lombardia e l'immagine della gestione Covid di Zingaretti nel Lazio...

«Noi scegliamo candidati bravi. La Moratti è una candidatura ottima che può raccogliere consensi bipartisan, mentre D'Amato ha fatto sì che il Lazio, in materia sanitaria, smettesse di essere una Regione canaglia a causa dei suoi conti pubblici. Ha risanato, facendo scelte. Poi certo, non ho condiviso la linea di Zingaretti come segretario Pd e non ho condiviso la scelta di non inserire nel programma il termovalorizzatore.

Ma noi sosteniamo D'Amato, che è stato un ottimo assessore, e non Zingaretti».

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