"Noi, poliziotti e bersagli. Non possiamo difenderci"

I rappresentanti dei tutori dell'ordine: andiamo in piazza a farci aggredire, la politica non garantisce la sicurezza

"Noi, poliziotti e bersagli. Non possiamo difenderci"

Milano - «Le teste di cuoio a Expo? Ben vengano, ma saranno qui solo in funzione anti terrorismo, non partecipano ai cortei. Vede, i governi italiani si sono sempre preoccupati di tutelare i manifestanti. Tutti possono devastare durante una manifestazione in Italia. E rischiare poco o niente. È normale che i cittadini debbano pagare sulle tasse i danni per gli atti vandalici che dovrebbero essere rimborsati da chi li ha commessi? È normale che la Digos non possa eseguire, come in corteo, un arresto differito di 7 o più giorni per identificare chi è responsabile di cosa e potergli attribuire dei reati ben precisi proprio come accade per gli stadi? L'ordine pubblico non dà garanzie a chi deve garantirlo».

Il giorno dopo gli scontri di piazza a Milano e il triste spettacolo di un manifestante che prima spruzza gli agenti con della vernice colorata quindi lancia un estintore contro la polizia schierata in assetto antisommossa, sono amare le parole del segretario provinciale del Siulp, il sindacato di polizia più rappresentativo d'Italia con i suoi circa 26mila iscritti. «Ritengo inaccettabile vedere i servitori e rappresentanti dello Stato insudiciati di vernice o oggetto del lancio di un estintore. Mi auguro che in ottica Expo la politica con la P maiuscola realizzi le misure necessarie per garantire la sicurezza. Altrimenti non vorrei che i miei colleghi si “paralizzassero” temendo che si rischi meno a non intervenire che a fare il proprio dovere».

Il Sindacato autonomo di polizia Sap, oltre 18mila iscritti in Italia, combatte da sempre la sua personale battaglia contro quello che definisce «il partito antipolizia e degli allergici alle divise». «Se ci sentiamo dei bersagli? Certo - ammette Gianni Mancino, segretario provinciale a Milano -. Tuttavia non ci sono regole per l'ingaggio dell'ordine pubblico. E servirebbero a poco o a nulla: non si possono fare previsioni su quel che accadrà in una manifestazione. Se si profila un evento con tensioni o affollato, si porta sul posto il massimo della forza disponibile, ma le strategie preventive in piazza sono inutili: si agisce al momento. Anche mettere il codice alfanumerico su ciascun casco di chi lavora in ordine pubblico è una battaglia che non porta a niente. Visto che siamo sempre noi sotto i riflettori e finiamo per niente nel tritacarne mediatico per poi essere riabilitati in sordina - come la romena che ci accusava di averle fatto perdere il bimbo durante uno sgombero per una manganellata e che poi è stata sbugiardata dalla Procura e ora è indagata - allora perché non realizzare una prova documentaria audiovisiva adeguata e ravvicinata di quel che accade in manifestazione utile a individuare le responsabilità reali? Noi stiamo adottando tutti i nostri iscritti di spraypen, un dispositivo audiovideo a forma di penna. Lo scontro fisico è l' extrema ratio ».

«Quanto successo giovedì a Milano è l'ennesima dimostrazione che in Italia le regole del vivere civile non vengono rispettate - interviene Emanuele Brignoli, segretario generale regionale Ugl polizia di Stato, oltre 8mila iscritti -. Se la manifestazione è vietata in un determinato luogo chi ci va deve prendersi le responsabilità di venire respinto con la forza. Mi metto il casco con il numero? Va bene. Ma se l'anarchico arriva con il volto coperto, la manifestazione viene sciolta. Siamo bersagli, sbeffeggiati, umiliati e a volte anche feriti. Fino a quando le forze dell'ordine potranno tollerare questo stato di cose?».

Anche Carmelo Zapparrata, segretario generale provinciale Cisl Cgil crede nella registrazione audiovisiva dei cortei.

«Il dipartimento di pubblica sicurezza, per autotutela dei suoi poliziotti, dovrebbe riprenderli per dimostrare che la maggior parte delle volte siamo solo vittime. Vorrei ricordare che andiamo in piazza a farci verniciare per 1500 euro al mese...».

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