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Nomine, Europa spaccata: no al diktat Macron-Merkel

Veto di Italia e Visegrad al socialista Timmermans Ppe, Berlusconi insiste: a Weber la Commissione

Nomine, Europa spaccata: no al diktat Macron-Merkel

Il banco è saltato. Non sono state sufficienti le 18 ore di discussioni in un summit europeo conclusosi ieri con il record di durata. Le nomine dei vertici dell'Unione sono state rinviate. C'è chi se la prende con l'Italia, rea di aver cambiato posizione rispetto al giorno precedente quando pareva disponibile ad appoggiare il candidato franco-tedesco, sostenuto anche da Spagna e Olanda, alla presidenza Ue. Ma il socialista Frans Timmermans non trova consensi. Da un lato il Ppe, il più largamente rappresentato, desiderava che sullo scranno più alto a Bruxelles sedesse uno dei suoi. Il popolare tedesco Manfred Weber ha fatto un passo indietro (ma con il paracadute della presidenza dell'Europarlamento al posto di Antonio Tajani) e la cancelliera Angela Merkel, per assicurarsi anche un po' di stabilità interna e la collaborazione dei socialdemocratici tedeschi, ha pensato bene di puntare sull'olandese Timmermans. Per la prima volta, però, sono volati dei veti aperti in seno allo stesso Ppe. «Per noi non è possibile votare un candidato socialista per la Commissione Ue perché si andrebbe contro la volontà popolare ha affermato Tajani -. Lo dico come vicepresidente del Ppe e come vicepresidente di Forza Italia». E Berlusconi, al termine della riunione del Ppe a Strasburgo: «Si deve conservare il principio in base al quale è il partito che ha più voti e che ha vinto le elezioni ad indicare chi sarà il presidente della commissione. Abbiamo deciso all'unanimità di proporre il nostro Weber».

La svolta però l'ha impressa il governo italiano, schierandosi con i Paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) più Croazia, Romania, Bulgaria, Irlanda, Lettonia e Cipro e bocciando senza appello il nome di Timmermans. A nulla sono valse le pressioni tedesche e francesi, tanto che il capo dell'Eliseo Emmanuel Macron dopo l'ennesima fumata nera è sbottato: «Oggi abbiamo fallito, consegnando una immagine molto brutta del Consiglio e dell'Europa». Sia come sia, 11 membri dell'Unione hanno deciso che il candidato franco-tedesco non era gradito per sostituire Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione. «È un pacchetto che è stato elaborato da alcuni esponenti dei più importanti partiti. Ci propongono in sostanza, con Timmermans presidente della Commissione, il criterio dello Spitzenkandidat che avevamo abbandonato perché non funzionava. E per giunta ci viene riproposto in un pacchetto precostituito nato altrove - ha detto il premier Giuseppe Conte riferendosi allo schema Osaka, dove a margine del G20 della settimana scorsa, Macron e la Merkel si sarebbero preaccordati su Timmermans -. L'Italia queste cose non le può accettare. Ho cercato di farlo capire: purtroppo ci ho impiegato 18 ore e mezza».

Oggi si riparte per trovare un compromesso, ma non sarà facile. I capi di governo Ue cercheranno di evitare che sia l'Europarlamento a fare le nomine autonomamente. Resta comunque tutta in salita la strada di Timmermans, mentre in panchina rispunta il nome del francese Michel Barnier. Sulle altre nomine i nomi che circolano per ora sono quelli del premier belga Charles Michel al Consiglio europeo e il francese Francois Villeroy alla Bce se alla guida della Commissione siederà un tedesco. L'Italia, che dovrà rinunciare a Mario Draghi e alla presidenza dell'Europarlamento, punta su un commissario economico che verrà deciso successivamente. «Sono qui per difendere gli interessi degli italiani - ha aggiunto Conte -.

In questo momento storico, in questa congiuntura, nell'avvio di una nuova legislatura il modo migliore per difendere gli interessi degli italiani è rivendicare un portafoglio economico di peso».

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