Come cura di rianimazione antirazzista è arrivato il perdono per la donna che non affitta casa ai meridionali. La malcapitata ragazza pugliese che si è vista trasportare in un brutto film del passato, nel dopoguerra e fino agli anni Sessanta, quando trovare un cartello «Non si affitta ai meridionali» era considerato normale, ha accettato le scuse private e pubbliche della signora di Robecchetto con Induno, comune del nord di Milano, che aveva rifiutato l'agognato contratto.
«Sono una razzista al cento per cento», «una leghista sfegatata», «sto con Salvini, è il mio capo, il mio capitano». E ancora: «La signora è di Salvini, lo scriva pure su Facebook». Sono solo alcune frasi che testimoniano lo zelo ultraleghista della donna, che non solo non si è vergognata e non ha cercato di accampare scuse, ma ha voluto rendere ufficiale con tanto di audio inviato all'aspirante inquilina che il gesto era un omaggio al suo vate, Matteo Salvini.
I risultati per lei non sono stati quelli sperati. «La signora è una cretina. Non ho il piacere di conoscerla ed è lontanissima dal mio pensiero» ha infine detto Matteo Salvini parlando a un assemblea di amministratori leghisti. Una risposta nello stile ruvido del segretario leghista, dopo giorni di polemiche scatenate dal post pubblicato su Facebook giovedì scorso dalla ragazza e dalla sua compagna, con allegato audio di rivendicazione leghista e razzista della padrona di casa. Alla fine l'interprete del verbo salviniano si è scusata imbarazzata alla Zanzara: «Mi è partito il cervello, ho anche parenti meridionali».
Polemiche social e dibattito politico. Perché se è vero che nessuno o quasi si azzarda più a mettere cartelli «non si affitta ai meridionali», il razzismo verso i «terroni» è tutt'altro che scomparso dalla realtà, e meno che mai dalle conversazioni di un certo elettorato militante leghista. Terún, pronunciato a volte con lo schermo dell'ironia, è parola tornata prepotentemente di moda. E questa volta, con l'attacco congiunto e rivendicato a rom e neri, si è andati ben oltre ogni più funesta immaginazione.
Anche il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, nei giorni in cui si è rinnovata l'alleanza tra Berlusconi e il leader della Lega, ha chiesto a Salvini di fare chiarezza, visto che la signora, nel nome del suo «cattivo maestro» Matteo, ha rivendicato il proprio razzismo respingendo la ventottenne pugliese in cerca di casa: «Per me meridionali, neri e rom sono tutti uguali». Imbarazzante accompagnarsi e «ritrovarsi socio» con chi condivide tali gesti e pensieri, il senso del discorso: «Una sola parola, senatore Salvini, basterebbe per tranquillizzarci e per farci continuare a credere che la destra italiana potrebbe essere in buoni mani».
La parola scelta da Salvini è quell'epiteto, «cretina», che nonostante l'etimologia franco-provenzale ammorbidisca in «poveri cristiani» delle valli delle Alpi Occidentali affette dalla malattia del cretinismo, nonostante sia un modo di dire piuttosto diffuso e quasi sdoganato come «terroni»,
per la Cassazione resta un'offesa. Salvini assicura che la sua entusiasta seguace «è lontanissima dal suo pensiero». Ma basteranno queste parole del segretario della Lega a tranquillizzare chi teme il dilagare del razzismo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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