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"Non è così, vedrò cosa fare... ". Nel Pd ora è tutti contro tutti

Chiusa, almeno così pare, la questione di Montecitorio, rimane al Pd da risolvere quella del capogruppo a Palazzo Madama

"Non è così, vedrò cosa fare... ". Nel Pd ora è tutti contro tutti

Chiusa la partita alla Camera, almeno in apparenza, col capogruppo Graziano Delrio pronto a fare il passo indietro che Enrico Letta si aspettava in vista della realizzazione dell'obiettivo di mettere due donne alla testa dei dem tanto a Montecitorio quanto a palazzo Madama, resta da risolvere per il Pd la grana Senato.

L'attuale capogruppo Andrea Marcucci pare decisamente poco incline ad accettare passivamente la decisione del neo segretario del partito, arrivata come un fulmine a ciel sereno. Proprio stamani Marcucci aveva inviato un messaggio a Letta, ribadendo l'intenzione di non voler rinunciare al proprio incarico, forte anche dell'appoggio della corrente riformista della compagine dem. Nonostante delle dichiarazioni più miti, pare evidente che tra i due ci sia qualche scintilla, con Letta che, durante l'assemblea coi propri senatori, ha invitato tutti a supportarlo: "Vi chiedo di aiutarmi. So che chiedo un sacrificio gravoso a Marcucci e Delrio. Chiedo ad Andrea generosità, anche nel gestire con voi questo passaggio. Evitiamo di stare settimane sui giornali su questi temi interni. Io guardo solo alla mia coscienza e responsabilità", ha spiegato il segretario, come riferisce Repubblica.

"Sono felice che il tema della parità di genere sia emerso", ha replicato l'attuale capogruppo al senato del Pd, "ma si sono fatti diversi errori. Io sono orgoglioso che la nostra proposta contro il femminicidio sia stata accolta, ed oggi la presidente della commissione è Valeria Valente. Sulla tua proposta di cambiare capigruppo, temo che purtroppo sia troppo generica". Non certo le parole di uno che sposa la filosofia del leader al cento per cento. "Io voglio coerenza, bisogna interrompere la tradizione di avere segretari sempre uomini", ha tuttavia aggiunto Marcucci, annunciando la volontà di "convocare l'assemblea giovedì mattina alle ore 9 per eleggere il nuovo capogruppo".

Ciò non significa, tuttavia, che l'attuale leader del Pd al Senato abbia intenzione di mollare."Io rifletterò in queste ore su cosa dovrò fare e se ci sono le condizioni per una mia ricandidatura". Entro la giornata di domani dovrebbero essere presentate tutte le candidature al ruolo di capogruppo, con annesse firme. "A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina", diceva Andreotti, ed in effetti sembra che il "patibolo" sia riservato in particolar modo alla cosiddetta "ala renziana" dei dem. Certo col cambio al vertice, dopo il passaggio Zingaretti-Letta gli equilibri interni al gruppo hanno iniziato a modificarsi, e questo risulta abbastanza evidente. Una resa dei conti era inevitabile, anche se Enrico Letta insiste sulla questione "parità di genere". "Un partito come il nostro, organizzato con vertici tutti uomini, semplicemente in Europa non ha cittadinanza", ha spiegato durante l'assemblea il segretario dem. "Un uomo segretario, due capogruppo maschi, 3 ministri maschio nei governo, 5 presidenti di regione maschi: questa e' la nostra prima fila. E' irricevibile".

Dal canto suo, Marcucci aveva qualche sassolino da togliersi dalle scarpe e così ha fatto: "In questi giorni difficili per me, la cosa che mi ha dato più fastidio, è che in molti non hanno riconosciuto il lavoro e la fatica che abbiamo fatto in questo gruppo parlamentare in questi tre anni così difficili e tormentati", ha puntualizzato l'attuale capogruppo del Pd a Palazzo Madama. "Cito la svolta dell'agosto 2019, la successiva scissione che è stata drammatica per molti di noi con la conseguente scelta convinta di restare nel Pd.

Eppure qualcuno ha continuato a chiamarci corpo estraneo, anche dentro il nostro partito", ha concluso.

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