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"Non ha senso aspettare i contagi zero. Pubblico negli stadi per l'ultima di serie A"

Il sottosegretario alla Salute: "I fragili sono in sicurezza, è ora di ripartire"

"Non ha senso aspettare i contagi zero. Pubblico negli stadi per l'ultima di serie A"

«Se crediamo nell'efficacia protettiva dei vaccini, e io ci credo, allora dobbiamo riaprire». Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa (Noi con l'Italia), propone un cronoprogramma preciso per la ripartenza. Spostare il coprifuoco a mezzanotte già dalla prossima settimana; riaprire gli stadi per l'ultima giornata di campionato; via le mascherine all'aperto dalla fine di giugno; ristoranti aperti anche al chiuso a pranzo e a cena. Scelte che ritiene possibili grazie al progredire della campagna vaccinale.

Condivide l'ipotesi di ridiscutere i parametri in base ai quali si decide il cambio di colore limitando il peso dell'Rt?

«Lo scenario grazie alle vaccinazioni è cambiato non possiamo procedere con gli stessi criteri di un anno fa quando la popolazione anziana e fragile non era ancora stata messa in sicurezza. Ora il primo parametro da valutare per le riaperture deve essere quello della quota di popolazione vaccinata. Un criterio che oltretutto avrebbe due effetti positivi: da un lato le regioni sarebbero spinte ad accelerare ulteriormente la profilassi della popolazione e dall'altro anche il singolo cittadino sarebbe invogliato a vaccinarsi nell'ottica di riconquistare la piena libertà».

Riaprire soltanto in base alle vaccinazioni o anche tenendo conto di altri parametri?

«Il tasso di occupazione delle terapie intensive e il numero dei ricoveri per Covid19 devono sempre entrare nella valutazione, assegnerei però minor peso all'Rt».

Perché?

«Il traguardo per le riaperture non può essere l'azzeramento dei contagi: è un obiettivo impossibile, finiremmo per non riaprire mai. Dobbiamo invece evitare le morti ed i ricoveri un risultato che si ottiene vaccinando prima la popolazione a rischio e poi tutti gli altri, come stiamo facendo».

La campagna vaccinale però ha avuto un cammino accidentato: prima i ritardi nelle forniture poi lo stop di Astrazeneca e il cambio delle indicazioni.

«Nelle ultime settimane gli approvvigionamenti sono stati regolari. Avremo 17 milioni di dosi in maggio e 25 in giugno. Sarà sufficiente raggiungere le 700mila somministrazioni al giorno per arrivare ad una buona copertura a fine giugno».

Come superare la diffidenza dei cittadini nei confronti dei vaccini in particolare quelli a vettore virale?

«Chiediamo aiuto a medici di famiglia e farmacisti. Queste figure radicate sul territorio che ben conoscono i loro pazienti possono far riacquistare la fiducia in un vaccino sul quale si sono fatti gravi errori di comunicazione».

Via le mascherine all'aperto?

«Se davvero a fine giugno saremo a 50/55 milioni di dosi somministrate certamente all'aperto evitando assembramenti si potrà togliere la mascherina. Il paese deve ripartire. Dobbiamo sostenere anche il settore turistico: già dalla prossima settimana dovremmo spostare il coprifuoco a mezzanotte e da giugno permettiamo ai ristoranti di servire pranzo e cena anche al chiuso rispettando le regole. Occorre un segnale di discontinuità anche nello sport».

Quale?

«Riapriamo gli stadi con ingressi limitati per l'ultima giornata di campionato.

Molto più facile controllare così i tifosi che altrimenti si ammasseranno nelle piazze».

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