Non lasciamo la famiglia in mano a sindaci folli

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha registrato all'anagrafe del Comune l'atto di nascita di un bimbo, trascrivendo la doppia maternità

Non lasciamo la famiglia in mano a sindaci folli

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha registrato all'anagrafe del Comune l'atto di nascita di un bimbo, trascrivendo la doppia maternità. Per lo Stato italiano, quindi, questo bambino non ha una madre ma due mamme, quella biologica e la moglie (matrimonio celebrato in Spagna) della mamma. Come si dice: madre A e madre B. Dobbiamo abituarci a queste terminologie perché nel mondo occidentale, scristianizzato, si sta accelerando su un concetto di famiglia che stravolge l'essenza della tradizione. La cosa grave, comunque uno la pensi, è che il diritto non si scrive così. Non è accettabile che estemporanee decisioni di amministratori locali o sentenze pionieristiche di giudici in vena di protagonismo possano piegare alla propria etica personale e visione politica il diritto positivo, ossia l'insieme di tutte le norme del nostro ordinamento. Nessuna legge consente una forzatura come quella di De Magistris, peraltro nemmeno inedita. Esistono precedenti, non a caso verificatisi in città guidate da sindaci di sinistra, in molti casi - stando alla cronaca - inadeguati e inefficienti. A Torino, quantomeno, Chiamparino aveva provato a fare un gesto di timida resistenza, negando la trascrizione anche sulla scorta di una sentenza del tribunale del capoluogo sabaudo che aveva appunto respinto la domanda di trascrizione delle due mamme (anch'esse sposatesi in Spagna). Gesto inutile: la Corte d'Appello di Torino ha ribaltato il verdetto e ordinato la trascrizione. A Roma, invece, il disco verde è arrivato senza tentennamenti dall'ormai ex sindaco Ignazio Marino, lo stesso che non aveva esitato a trascrivere anche i matrimoni gay celebrati in pompa magna nella sala «buona» del Campidoglio. Ripeto: non si può scrivere il diritto in questo modo, altrimenti cadiamo nell'anarchia totale ed il potere legislativo, attribuito al Parlamento, perde consistenza. Tutte le norme del cosiddetto ordine pubblico familiare, quelle costituzionali e quelle ordinarie, non consentono di poter legittimare una genitorialità che prescinda dalla distinzione di sesso, madre e padre, come natura impone. Il rischio che si palesa è che queste iniziative dei sindaci progressisti formino il grimaldello per introdurre, anche in Italia, quella che è l'ultima frontiera dei movimenti Lgbt (gay, lesbiche, transgender): il diritto a diventare genitori attraverso ogni forma che eluda i limiti della natura, quindi l'adozione, la maternità surrogata. La palla passa ora alla magistratura ordinaria, la sola che, secondo i Tar, può annullare queste trascrizioni, essendo i prefetti o il ministero dell'Interno incompetenti a farlo.

È legittimo chiedersi se i giudici risponderanno a un dovere vincolante, più grande di loro e delle loro convinzioni etico-politiche, procedendo secondo legge. Ciò è necessario per riportare ordine e legalità perché una società senza regole inevitabilmente si perde. Non a caso i romani, che hanno civilizzato il mondo, dicevano: Ubi societas, ibi ius.

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