Cronache

"Non nascondiamo i dati. Un quarto degli omicidi commessi dagli stranieri"

Il sociologo: costi e burocrazia frenano le espulsioni. Il peso degli irregolari nei delitti

"Non nascondiamo i dati. Un quarto degli omicidi commessi dagli stranieri"

Asher Colombo è sociologo delle migrazioni internazionali all'università di Bologna, presidente dell'Istituto Cattaneo e fa parte del comitato scientifico della fondazione Icsa, che si occupa di sicurezza, difesa e intelligence.

Cosa pensa dell'omicidio di don Roberto Malgesini a Como?

«L'omicidio di un sacerdote così impegnato nel sociale mi ha profondamente turbato. È stato ucciso da una persona per la quale aveva fatto solo del bene. Il grande tema che emerge è il contributo degli stranieri irregolari alla criminalità e reati gravi come l'omicidio».

Non pensa che derubricare l'omicidio compiuto dal tunisino irregolare ad un atto di follia e basta sia riduttivo?

«Il ruolo che hanno gli stranieri irregolari nei reati gravi si può evincere dai dati. Nonostante questo caso drammatico il totale degli omicidi compiuti anche dagli italiani è in forte calo (331 nel 2018 rispetto ai 627 del 2007). L'Italia è il paese con uno dei tassi più bassi di omicidi al mondo. Agli inizi degli anni novanta la percentuale degli stranieri che si sono macchiati di questo reato era attorno all'8%. Poi è cresciuta e dal 2007 al 2013 ha superato il 20% arrivando anche a punte del 30% per assestarsi al 25%. Vuole dire che fra 100 autori di omicidio identificati gli stranieri sono un quarto. Però la quota degli stranieri in Italia sulla popolazione è inferiore al 10%. Questo significa che la percentuale di stranieri che si sono macchiati di omicidio è superiore rispetto alla presenza totale in confronto alla popolazione. E più della metà degli omicidi perpetrati da stranieri sono compiuti da irregolari».

Gli irregolari sono soprattutto coinvolti nei reati minori come furto e spaccio?

«Degli stranieri coinvolti nella microcriminalità, il 70-80% sono irregolari. Questo significa che l'argine più importante per i reati minori è l'integrazione».

L'omicida di Como aveva più ordini di espulsione sulla spalle. Come è possibile che in molti come lui rimangano ancora in Italia?

«È un problema strutturale che il nostro paese si porta dietro da molto tempo. Periodicamente l'Italia accumula uno stock di irregolari, che dev'essere sanato. Abbiamo regolarizzato dalla seconda metà degli anni settanta 2 milioni di stranieri. Ed espulso poco più di 300mila. Negli ultimi anni sul totale degli irregolari rintracciati vengono rimpatriati fra il 20 e 25%».

Perché espelliamo così pochi irregolari?

«Le difficoltà sono di natura burocratica legate all'identificazione. E per identificarli è necessaria la collaborazione dei paesi di origine. Talvolta è difficile individuare il paese da dove arrivano realmente. Non hanno documenti e usano degli alias. E poi i rimpatri sono costosi. Per espellere una persona ci vogliono migliaia di euro. La Fondazione Moressa ha fatto un calcolo probabilmente sottostimato attorno ai 4-5mila euro».

Il caso del mancato espulso di Como è la punta dell'iceberg. Come mai riusciamo a rimpatriare, se va bene, solo 80 tunisini a settimana?

«Pure gli accordi prevedono procedure di identificazione e trasferimento non indifferenti. Se per i tunisini stiamo parlando di 80 alla settimana figuriamoci per gli altri. Riusciamo ad espellere gli albanesi e abbiamo degli accordi con Nigeria, Costa D'Avorio, anche Egitto e Marocco».

Quanti sono realmente gli irregolari in Italia?

«La stima più solida, che però risale ad un anno fa, è di mezzo milione di stranieri irregolari. Adesso vanno tolti un po' più di 200mila dell'ultima sanatoria».

E quali sono le nazionalità?

«Nell'ultima sanatoria abbiamo registrato fra gli emersi un'alta percentuale di persone che arriva dall'Ucraina, il Bangladesh, ma anche dal Nord Africa, Sud America e Albania».

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