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Non odieranno, però incitano alla guerriglia

Non odieranno, però incitano alla guerriglia

Il pezzo che state leggendo andrebbe titolato «La libertà di pensiero spiegata a Erri De Luca», il quale ieri, su Repubblica, organo della libertà di stampa soltanto se coincide con la propria linea editoriale, ha scritto una lettera di istruzioni a Matteo Salvini per spiegargli cos'è il razzismo. Concludendo, dopo due salti logici (uno: Salvini è razzista; due: «Il razzismo è un disturbo della percezione e nuoce gravemente a chi ne è affetto»), che il leader della Lega andrebbe curato presso le aziende sanitarie locali. Strano che non abbia chiesto l'internamento anche per il 30% (circa) degli italiani che lo vota. Ora, ci permettiamo due riflessioni. Per la prima bastano cinque righe. Queste. Sentire Erri De Luca offrire sermoni di tolleranza stiamo parlando di un responsabile del servizio d'ordine di Lotta continua durante gli anni di piombo, un servizio ai limiti della legalità, che faceva roteare chiavi inglesi e slogan di odio, organizzato da una formazione extraparlamentare che agiva politicamente a supporto della lotta armata - è davvero intollerabile (ancora qualche tempo fa De Luca sostenne che le Br non erano terroristi, perché non sparavano nel mucchio ma solo agli obiettivi politico-militari). E ci fermiamo qui. Per la seconda riflessione serve qualche battuta in più. Erri De Luca spende un articolo di 60 righe per condannare il razzismo (posizione che condividiamo, e sosterremmo se possibile anche con più forza), ma partendo da un presupposto tutto da dimostrare: che Matteo Salvini, per la sua politica sull'immigrazione e per la sua parola d'ordine Prima gli italiani, sia ipso facto razzista. In realtà il capo della Lega esprime idee, opinioni. Che si possono e si devono contrastare. Ma perché vietare? Si dice hate speech. Però: sostenere che l'immigrazione illegale possa costituire un problema per la pacifica convivenza, è davvero odio? L'istituzione di una commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione alla violenza è cosa eccellente, sulla carta. Ma quando bisogna applicarla, col rischio di tacitare qualsiasi posizione sgradita al pensiero dominante, i rischi ci sono. E comunque quando De Luca, sulla questione Tav, invitava al sabotaggio, anche con atti di violenza, non cadde, anche lui, nell'hate speech? (lo stesso hate speech oggi condannato dalla stessa Repubblica che giorni fa ha pubblicato un articolo grondante odio contro Giorgia Meloni, peraltro). Noi, come Giornale, quando lo scrittore era a processo per istigazione a delinquere, lo difendemmo. Sostenendo che non si possono portare alla sbarra le opinioni, anche estreme. E oggi contestando il suo articolo contro Salvini, lo difendiamo ancora una volta. Da se stesso. Perché possa continuare, lui come Repubblica, a scrivere ciò che pensa, senza che nessuno chieda una censura, mai. Infine, una nota a margine.

Rimaniamo stupiti da come la sinistra più antisionista e anti Israele che conosciamo - cioè il côté intellettuale da cui proviene Erri De Luca, quelli che il 25 aprile, per dire, fischiano la Brigata ebraica - riesca all'improvviso a sposare così platealmente (pur di zittire chi non le piace?) la causa ebraica.

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