Non è un Paese per bici

Pubblicata la classifica mondiale delle 90 città più a misura di due ruote: le prime 9 sono in Europa, l'Italia è assente. Milano solo 65ª, Roma 70ª. Ma c'è un piano per cambiare

Non è un Paese per bici

In Italia solo il quattro per cento della popolazione usa la bicicletta per spostarsi abitualmente. Un dato, quello messo in luce da Eurobarometer, lontanissimo dal 41% dei Paesi Bassi e dal 21% della Svezia nonostante qualche differenza territoriale visto che al Nord-Est si arriva al 6,1% mentre al Sud e nelle isole la percentuale oscilla fra l'uno e lo 0,9. A usare le due ruote sono soprattutto i residenti delle città sopra i 50mila abitanti: sono il 5,1% del totale, con il 6,1% che opta per questa forma di mobilità alternativa per andare al lavoro. Basterebbero questi numeri poco lusinghieri per fare dell'Italia un Paese poco adatto agli amanti delle biciclette. Eppure l'ennesima conferma arriva dal Global bicycle cities index 2022, che stila la classifica delle città del mondo più inclini a spingere l'uso delle due ruote e a investire nelle infrastrutture.

Su 90 località prese in considerazione solo due si trovano nel Belpaese e sono abbastanza in fondo alla graduatoria. La prima è Milano, al 65esimo posto, la seconda Roma, cinque posizioni più in basso. Peggio fanno in gran parte metropoli considerate in via di sviluppo, da Narobi a Nuova Delhi, dal Cairo a Lagos. Fra gli indici presi in considerazione ci sono le condizioni meteo e quelle relative alla sicurezza, ma anche servizi come il bike sharing e la diffusione di eventi legati al mondo della bicicletta e alle «giornate senza auto». E così al primo posto di piazza l'olandese Utrecht, seguita nei primi dieci posti da Munster (Germania), Antwerp (Belgio), Copenhagen, Amsterdam, Malmo, Hangzhou (Cina), Berna, Brema e Hannover. Insomma, ben nove città fra le prime dieci si trovano nel cuore dell'Europa, ma nessuna nel Belpaese, nonostante il clima favorevole e gli sforzi compiuti negli ultimi anni in alcuni Comuni che tanto hanno investito per la realizzazione di piste ciclabili e servizi connessi.

Il risultato è stato un incremento graduale dell'uso delle due ruote, soprattutto fra gli uomini (3,7% contro il 3,3% delle donne) e i giovani fra 15 e 19 anni (5,4%). Eppure ancora molta strada deve essere fatta sul piano culturale e su quello della sicurezza. Basti pensare che, secondo i numeri resi noti dall'osservatorio Asaps (Associazione sostenitori e amici polizia stradale), nel corso del 2021 il numero di vittime di incidenti in bici ha superato quota 180: in pratica un morto ogni due giorni. Sono state invece 989 le persone ricoverate in codice rosso e in prognosi riservata. E anche il 2022 potrebbe chiudersi con un altro record negativo, spinto dai drammatici casi delle ultime settimane. Dal 15enne investito e ucciso su una pista ciclabile di Porcia (Pordenone) da una ventenne, militare americana, risultata poi positiva all'alcol test, al bambino di 11 anni vittima di un pirata della strada a Milano mentre guidava la sua bicicletta.

Qualcosa però potrebbe cambiare a breve, grazie al «Piano generale della mobilità ciclistica urbana ed extraurbana 2022-2024» recentemente pubblicato dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile: 160 pagine di linee guida per portare l'Italia più vicina alla media Ue. L'obiettivo è mettere in atto una «rivoluzione delle bici», che contribuisca a creare una nuova mentalità che incentivi sempre più gli spostamenti green soprattutto all'interno delle città. Il tutto attraverso la realizzazione di 565 chilometri di nuove piste ciclabili nelle maggiori aree urbane e nei capoluoghi di provincia, per salire dagli attuali 23,4 a 32 chilometri di corsie riservate alle due ruote ogni cento chilometri quadrati.

Le aree metropolitane di Roma (19,6 milioni) e Milano (13,1) sono destinate a ricevere la quota maggiore di risorse. Che interessano anche venti ciclovie turistiche inserite nella rete Bicitalia, collegata a quella europea Eurovelo, con nuovi 1.235 chilometri in arrivo.

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