Non riduciamo il pensiero alle correnti del Pd

La politica aveva finora e per nostra fortuna preservato il fuoco virtuoso e urticante della divisione e del conflitto

Non riduciamo il pensiero alle correnti del Pd

Dovunque esista una comunità femminile, conventi, carceri o gruppi familiari, i cicli mensili si stabilizzano su una data comune. Una bizzarria della natura.

I lupi hanno sviluppato per milioni di anni la società del branco con un capo assoluto. E i cani, che ne sono gli eredi genetici, hanno trasferito la loro imbarazzante sudditanza su di noi. Esiste dunque una tendenza naturale (che non è una buona tendenza) verso l'omologazione: l'opposto dell'uguaglianza fra liberi. La peggiore omologazione è quella del «pensiero unico» religioso o politico che sia, il quale tende a unificare non soltanto le singole vite ma anche le abitudini, i gesti e i gusti trasformando l'ipocrisia collettiva in una virtù. Persino – per autoproclamazione - in una cultura (alcuni popoli nativi americani si sono del resto estinti per eccesso di sacrifici umani: ne erano così contenti!).

La politica aveva finora e per nostra fortuna preservato il fuoco virtuoso e urticante della divisione e del conflitto. Ciò ha tenuto a lungo in scacco il totalitarismo che non è necessariamente una dittatura, ma l'applicazione del ciclo comune e di un capo comune.

Ora, insieme al riscaldamento globale e alle bombe d'acqua, si è prodotto un altro effetto semplificatore e cioè la riduzione del pensiero umano a due ultime categorie: quella dei pro-renziani nel Pd e quella dei pro-minoranza nel Pd.

Scomparse anche queste antiestetiche rughe il modello unico, non solo fiscale, sarà religione di Stato.

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