Cofferati ha lasciato il Pd per fondare un suo movimento. Sostiene che non può stare in un partito di ladroni e imbroglioni. Penso abbia ragione, anche se fa ridere che lo dica solo ora - uscito umiliato dalle primarie farsa per il governatore della Liguria - dopo avere passato la vita a brigare e trafficare tra sindacato e partito. Si compie quindi la prima scissione dell'era Renzi, e non è cosa da minimizzare. Vedremo in quanti seguiranno l'ex segretario Cgil in questa avventura, di fatto l'embrione di un nuovo partito comunista, magari sul modello dello Tsipras greco (probabile vincitore delle imminenti elezioni) che tanto piace in Italia a Civati, Vendola, Ferrero, Fassina e non pochi altri irriducibili.
L'annuncio di Cofferati non è certo propedeutico a una tranquilla elezione del presidente della Repubblica, appuntamento che la minoranza Pd vuole utilizzare per regolare i conti con Matteo Renzi. Il quale è a un bivio: o cede al ricatto dei Cofferati e riconsegna il paese alla nomenclatura post comunista, oppure si appoggia ancora di più all'alleanza con Silvio Berlusconi per fare quelle cose che anche la Costituzione richiede «condivise»: le grandi riforme e, appunto, l'elezione del capo dello Stato.
La scelta che noi auspichiamo, ovviamente, è la seconda, e non da oggi. E trovo quindi masochista l'attacco violento e minaccioso che Renato Brunetta, capo dei deputati di Forza Italia, ha lanciato ieri contro il premier. Non so quanto di personale e quanto di politico ci sia nelle parole di Brunetta, ma certo non è questo il momento di lasciare Renzi in balia di Bersani, Grillo o franchi tiratori di ogni genere e parte. Limitare i danni nella scelta del nuovo presidente penso sia una priorità assoluta. Pena ritrovarsi con un altro Napolitano per sette anni. Non so che problemi abbia Brunetta, ma conosco bene i nostri. Evidentemente le ricette per risolverli non coincidono. Ma nel caso la posizione di Brunetta fosse quella di tutta Forza Italia - cosa di cui dubitiamo fortemente a prescindere dal duro comunicato diffuso in serata da Berlusconi - noi non cambiamo idea: il patto del Nazareno non si tocca. Solo i due firmatari, semmai, possono farlo. Prendendosi la responsabilità di fronte agli elettori.
Dopo la sconfitta alle primarie liguri, Sergio Cofferati se ne va sbattendo la porta: «Lascio il Pd», ha annunciato ieri, confermando le voci della vigilia. Durissime le parole del Cinese che denunciato la «partecipazione anomala di povere persone straniere, istruite su come votare» alle consultazioni della settimana scorsa. È la prima scissione da quando Matteo Renzi è al timone dei democratici. Ma la giornata politica di ieri è stata movimentata anche in Forza Italia.
Silvio Berlusconi ha zittito Renato Brunetta: «Cambi atteggiamento». Il capogruppo azzurro alla Camera aveva rilasciato un'intervista molto dura contro Renzi e aveva messo in dubbio la tenuta del Patto.di Alessandro Sallusti
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