Non solo Roma, non solo Marino. Il Renzi uno è tornato e il prossimo indiziato a cadere è il governatore della Sicilia Rosario Crocetta. Sebbene rafforzato dalle indagini che ora coinvolgono i suoi detrattori, i giornalisti dell’Espresso che in estate hanno pubblicato un’intercettazione fantasma contro di lui, il premier non sembra intenzionato a tenere in vita un’altra giunta che potrebbe danneggiare il Pd nazionale.
A luglio il presidente del Consiglio aveva lanciato una chiaro avvertimento non solo a Ignazio Marino ma anche al governatore siciliano: “Si occupino di cose concrete, - disse Renzi - dei problemi della gente, della sanità. Si smetta di guardare a strani giochi politici: se sono in grado di governare vadano avanti altrimenti vadano a casa. Basta con la telenovela continua: la gente non si chiede se un politico resta in carica ma se risponde alle sue domande”. Secondo le indiscrezioni riportate dal sito Sicilialive il premier sarebbe intenzionato a includere pure la Sicilia nell’election day che si terrà nella primavera del 2016 quando si voterà anche a Genova, Torino, Milano, Napoli e Bologna.
E proprio queste ultime tre città sono quelle che maggiormente preoccupano il segretario-premier dal Pd. A Milano il pressing per una ricandidatura del sindaco Pisapia sembra essersi fermato e Renzi punta tutto sul commissario straordinario dell’Expo Giuseppe Sala per evitare uno scontro all’interno del Pd in caso di primarie. A Napoli a preoccupare è soprattutto il ritorno di Antonio Bassolino che solo due giorni fa su Facebook scriveva un minaccioso #statesereni. L’ex deputato dem Stefano Fassina non ha perso tempo a commentare: “Il Pd a Napoli non c'è in quanto capacità progettuale e il richiamo di Bassolino è conferma del vuoto progettuale dell'assenza di una nuova classe dirigente, come l'invocazione di uomini della provvidenza dalla società civile, un progetto non si improvvisa pochi mesi prima delle elezioni”. Se dovesse prevalere un ritorno di Bassolino per il rottamatore Renzi sarebbe il secondo smacco in Campania dopo che nulla ha potuto per fermare la candidatura di Vincenzo De Luca in Regione. A Bologna i bersaniani, invece, intendono far fuori il renziano sindaco di Bologna, Virginio Merola che starebbe tentando di proporre a livello locale la nascita del Partito della Nazione. A riprova di questo ci sono le dimissioni dell’assessore alla cultura che si è opposto allo sgombero del centro sociale Atlantide.
Brutte notizie arrivano anche da realtà minori come Bolzano e Quartu Sant’Elena, il terzo comune più popoloso della Sardegna. Sebbene si tratti di realtà “periferiche” e poco significative per le sorti del governo nazionale segnalano una debolezza di non poco conto del Pd a gestire i suoi territori. A Bolzano il sindaco Luigi Spagnolli che governava il capoluogo del Trentino Alto Adige da 10 anni è stato costretto a lasciare a fine settembre, sebbene fosse stato rieletto per la terza volta soltanto a maggio. A Quartu è successo qualcosa di ancor più paradossale: il sindaco Stefano Delunas, eletto anch’egli nella primavera scorsa, è stato espulso dal Pd per aver formato una giunta con l’appoggio di due ex sindaci di centrodestra, dopo che lo stesso Pd lo aveva sfiduciato.
Infine c’è il caso calabrese. Il presidente della Regione Mario Oliverio , che solo pochi mesi fa aveva dovuto rifare la giunta con assessori tecnici per via dello scandalo sui rimborsi d’oro che aveva travolto quelli politici, ora ha subito un altro smacco.
L’Anac, l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone, lo ha inibito per tre mesi dal far un qualsiasi tipo di nomina in ambito regionale. Ora Oliverio, certo, potrà ricorrere al Tar, ma anche la sua giunta, non sembra godere di buona salute anche se non è in bilico. Insomma, da Nord a Sud, passando per le Isole, il Pd di Renzi non può darsi pace.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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