Andrea Acquarone
Non sembra essere stata una rapina. Valantina Tarallo, non sarebbe morta per qualche denaro da rubarle. Le modalità dell'aggressione lasciano dubitare. Troppa violenza, troppa ferocia su questa ragazza piemontese partita dal «paesello» con una borsa di studio universitaria e un sogno da ricercatore medico. Era un «cervello», laureata in biotecnologie aveva scelto la prestigiosa Svizzera per diventare grande, inseguiva un dottorato al Dipartimento di fisiologia cellulare dell'università di Ginevra. Studiava i tumori.
Qui lunedì, dopo una giornata di in laboratorio seguita da un'oretta di palestra, il suo sogno si è spezzato senza ancora un perché. Per mano di un «animale» per ora senza nome che le ha sfondato il cranio a sprangate. Alle 11 di sera, a pochi metri dal suo appartamentino in affitto nel placido quartiere Quartier de l'Hopital, a pochi passi dal centro.
La silente polizia elvetica, tradizionalmente criptica e blindata come i segreti dei forzieri bancari, lascia trapelare poco. E male. Confondendo le acque, sussurrando ventagli di ipotesi, indiscrezioni che si prestano ad ogni suggestione. Questo omicidio, frettolosamente liquidato come «rapina finita male» col passare delle ore assume sempre più le tinte del giallo. «Valentina conosceva il suo assassino»; «Forse era il suo ex ragazzo» lanciano i titoli della stampa del Cantone francese, citando anonime fonti investigative. Così fosse davvero, la sua cattura potrebbe essere prossima. Ma c'è chi si spinge più in là: l'omicida, un uomo di colore, tra i 20 e i 30 anni d'età, un gigante di un metro e novanta, sarebbe fuggito e potrebbe addirittura trovarsi in Italia. Non propriamente il Paese ideale vista la nazionalità della vittima. Ma tant'è... Valentina Tarallo, studiava, lavorava, era impegnata nel volontariato, viaggiava spesso col car pooling per ammortizzare i costi dei viaggi. Insomma incontrava persone diverse, forse proprio durante un viaggio potrebbe aver incontrato l'uomo sbagliato. Il sospetto nasce dalle parole di alcuni amici secondo cui durante uno dei viaggi collettivi in auto per raggiungere Torino, Valentina avrebbe raccontato di aver frequentato un ragazzo africano ma di avere interrotto la relazione a causa delle differenze culturali e dell'eccessiva gelosia di quest'ultimo. Un tassello che avvalorerebbe la pista alternativa a quello dello scippo finito male. Di certo c'è che la polizia sta cercando testimoni, qualcuno che abbia assistito all'aggressione e possa fornire qualche particolare utile alle indagini. Alle 23 di lunedì la ragazza camminava, avenue de la Croisette era deserta. Un uomo che abita al 22 racconta di aver sentito un urlo e poi il rumore del ferro che sbatte contro l'asfalto. Si è affacciato alla finestra e ha visto la giovane accasciata su un'auto. «I soccorritori arrivati poco dopo hanno tentato di rianimarla per oltre mezz'ora». Inutile. La nostra connazionale ha smesso di respirare sull'asfalto di una zona-ironia della sorte- circondata da ben quattro ospedali.
Difficile ipotizzare una rapina. Il suo zainetto, con dentro il portafogli è rimasto lì, accanto a quel suo corpo rotto come una bambola di porcellana. Gli investigatori avrebbero poi trovato, avvolta in un sacchetto di plastica, la possibile arma del delitto. Una spranga, forse gamba di una robusta sedia metallica: era in cantiere nelle vicinanze.
Un altro particolare apre scenari più complessi: una vicina di casa ha raccontato di qualcuno che, poche ore prima del delitto, aveva insistentemente suonato al campanello di casa della nostra connazionale. Una coincidenza? Gli investigatori, un'idea, probabilmente ce l'hanno. E cercano un uomo già noto alle forze dell'ordine per altre aggressioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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