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Nonna di Eitan contro la zia "italiana" "Si è impadronita di gioielli e soldi"

I legali di Aya Biran: "Non giudichiamo una donna sconvolta"

Nonna di Eitan contro la zia "italiana" "Si è impadronita di gioielli e soldi"

Siamo arrivati perfino alla denuncia per «furto di gioielli». Se questi sono i «segnali di pace», figuriamoci quando arriveranno i segnali di guerra. Ormai volano gli stracci - e anche qualcosa di peggio - tra il «ramo Peleg» e il «ramo Biran» che si contendono da mesi il povero Eitan. Lui, un bambino di 9 anni, già segnato dal destino, e ora ancor più segnato da una faida familiare dai contorni sempre più cinici. Colpi bassi a ripetizione. Dopo il rapimento del piccolo si pensava di aver toccato il fondo. Ma in questa storia al peggio sembra non esserci mai fine. E dire che i nonni materni e gli zii paterni - cioè i due fronti contendenti in lizza per «il bene» (si fa per dire) del bimbo - avevano giurato di «comportarsi civilmente» e di «collaborare nell'interesse del bimbo». Buoni propositi che i fatti si sono incaricati di smentire clamorosamente. Ieri l'ultimo, imbarazzante, colpo di scena. Etty Peleg Cohen, nonna materna di Eitan, ha denunciato alla polizia di Tel Aviv Aya Biran Nirko, zia paterna di Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone in cui ha perso i genitori, il fratellino e i bisnonni. Secondo quanto riferito dalla tv israeliana N12 cui la denuncia ai danni della zia che ha in custodia il bambino si riferisce all'«uso illegale di cellulari ritrovati nell'abitazione dei genitori di Eitan; al furto di gioielli, Ipad, macchine fotografiche e all'uso illegale dei contenuti del computer». Sullo sfondo la causa in corso in Israele per decidere il futuro del bimbo: il giudice di Tel Aviv dovrà dire se Eitan può rimanere a Tel Aviv dopo che il nonno materno lo ha rapito dall'Italia o se il bambino dovrà tornare a Pavia nella casa della zia paterna. Nella denuncia della nonna materna si afferma anche che «la famiglia Biran Nirko ha attivato una raccolta di fondi in rete destinati presumibilmente al benessere e al trattamento psicologico di Eitan», ma che tali soldi sarebbero «stati utilizzati per le spese legali». L'emittente ha ripreso una dichiarazione della donna all'uscita dal posto di polizia di Tel Aviv. «Sono la nonna di Eitan - ha detto nel servizio - e faccio di tutto per proteggerlo. Spero che riusciremo a tenerlo qui in Israele e che il bambino viva nella sua patria e con il suo popolo». N12 ha riportato anche una reazione degli avvocati di Aya Biran Nirko secondo cui la «denuncia è infondata»; «Quando una persona è sconvolta non bisogna giudicarla. Siamo dispiaciuti per la condotta della nonna», hanno aggiunto gli avvocati Avi Chimi e Shmuel Moran. Etty Peleg è l'ex moglie di Shmuel Peleg, accusato di aver portato illegalmente Eitan in Israele. I due sono indagati in Italia, insieme all'uomo alla guida dell'auto che l'11 settembre ha portato nonno e nipote a Lugano, da dove si sono imbarcati alla volta di Tel Aviv.

Il giudice israeliano applicherà quanto previsto dalla Convenzione dell'Aia, per il rientro immediato in patria dei bambini rapiti? La decisione è attesa nei prossimi giorni.

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