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"La nostra piazza è senza paura"

Il vicepremier e leader della Lega: "I filo-Hamas? Sono gli ultimi fascisti rimasti"

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«Ancora questa mattina mi dicevano non fatela, state a casa, è pericoloso. Questa piazza è la dimostrazione fisica che noi non abbiamo paura, la paura è il primo risultato che portano a casa i terroristi». Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini chiude la manifestazione per Israele organizzata (senza bandiere di partito) ieri in largo Cairoli a Milano, davanti al Castello Sforzesco, ricordando al migliaio di persone davanti al palco le parole del giudice Paolo Borsellino: «Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ha paura muore una volta sola». E «Senza paura a difesa dell'occidente e delle liberta» era lo slogan del sit in. Presenti tutti i ministri leghisti - Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Valditara, Alessandra Locatelli, Roberto Calderoli -, i governatori del nord Attilio Fontana, Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, parlamentari, deputati, sindaci. Una piazza «contro l'odio, la violenza e contro il cancro disgustoso dell'antisemitismo e a difesa dell'esistenza dello Stato di Israele e che chiede come obiettivo finale due Popoli e due Stati, senza bunker e sirene antiaree» la sintesi di Salvini. A poca distanza alla stessa ora sfilano per la Palestina movimenti antagonisti, Sinistra Italiana, Rifondazione, compaiono cartelli pro Hamas, striscioni anti Meloni e Netanyahu. Salvini li definisce «gli ultimi fascisti rimasti, nostalgici dell'odio». L'antisemitismo? «É una piaga virulenta, un cancro disgustoso, va affrontato con determinazione anche in casa nostra». Qualcuno, continua, «tiene in ostaggio da decenni il popolo palestinesi. Fuori Hamas dalla Palestina e dall'Occidente e fuori chi finanzia il terrorismo, anche in Italia, fanno schifo». L'Italia «ha le porte spalancate al confronto e al dialogo, basta che nessuno arrivi a casa nostra pretendendo di cambiare il nostro modo di vivere. Il nostro avversario non è l'Islam ma il fanatismo e l'estremismo». Affonda sulla sinistra «un po' confusa: rivendica giustamente parità di diritti per il popolo Lgbt e poi difende un estremismo islamico per il quale l'omosessualità è un reato, in sei Paesi c'è anche la pena di morte e a Gaza si rischiano 10 anni di carcere». Per l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani le bombe di Israele sul campo profughi a Jabalia, nella Striscia di Gaza, potrebbe costituire crimine di guerra. «Mi aspetto che i vertici Onu volino in Iran che quest'anno ha avuto un record di condanne a morte. E vanno a fare le pulci a Israele» attacca Salvini. E sostiene: «Hamas, con gli Stati che la finanziano alle spalle, non ha deciso di uccidere a caso, ma nel momento in cui fra Israele e Paesi arabi più emancipati era cominciato un percorso di dialogo. Iniziato, guarda caso, quando alla Casa Bianca c'era Donald Trump». Sul palco stringe la mano in alto alla presidente dell'Unione delle associazioni Italia Israele Celeste Vichi e all'operaio islamico di Sassuolo Ayoub Ouassif che parlano prima di lui. É la foto simbolo. Il giovane musulmano invita gli arabi a «condannare chi usa la fede per giustificare crimini». Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica, invia un messaggio: «Viviamo in un mondo dove ricordare 242 esseri umani rapiti sembra creare imbarazzo, in taluni. In Francia è stato chiamato "Jihadismo d'atmosfera", cosa non troppo diversa dal "clima mafioso"». L'ambasciatore di Israele in Italia Alon Bar (altro messaggio) è «commosso per la forte solidarietà espressa dal governo». Parlano Fedriga, i sindaci di Cinisello Balsamo (Milano) e di Monfalcone, il Comune «con la più alta percentuale di islamici».

E il ministro dell'Istruzione Valditara che avverte: «Non ci sarà spazio nelle scuole per prediche o pratiche di violenza, discriminazione e odio».

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