
Le stazioni Minska, Petrivka e Tarasa Shevchenka della linea blu della metropolitana di Kiev sono diventate la notte scorsa l'ultima speranza di salvezza per centinaia di abitanti del quartiere residenziale di Obolon. Mosca ancora una volta ha messo nel target i civili, giocando con il terrore di una popolazione stremata dai sistematici bombardamenti notturni. Lo scenario endemico ha colto nel sonno anche le regioni di Chernihiv, Kharkiv, Odessa, Poltava e Dnipropetrovsk, tutte interessate dal nuovo record d'assalto con droni dall'inizio dell'operazione speciale, ben 472. La contraerea ha avuto il suo bel da fare nel neutralizzarne circa 300, ma le schegge roventi sono riuscite purtroppo ad andare a bersaglio, così come la salva di missili balistici e da crociera esplosi dal Mar Nero. «Mentre sostiene di prepararsi a incontri per discutere di pace, ciò che la Russia fa in realtà è attaccare, terrorizzare e distruggere», ha scritto su X il ministro degli Esteri Andrii Sybiha, in riferimento ai colloqui previsti oggi, alle 12, al palazzo Ciragan di Istanbul.
A proposito del summit, Mosca non ha ancora inviato a Kiev, alla Turchia e agli Stati Uniti il memorandum con gli argomenti da discutere. L'unica cosa che il Cremlino continua invece a recapitare agli ucraini sono droni kamikaze Shahed. La delegazione di Kiev sarà guidata dal ministro della Difesa Umerov e Zelensky, in un post sui social, ribadisce le posizioni che porterà al tavolo dei colloqui con la Russia.
«In primo luogo un cessate il fuoco completo e incondizionato, la liberazione dei prigionieri e il ritorno dei bambini rapiti. Per stabilire una pace affidabile e duratura e garantire la sicurezza, dobbiamo preparare un vertice al più alto livello. Solo i leader possono risolvere i problemi chiave». Nel testo figurerebbe anche la possibilità di discutere sui territori occupati, fermo restando che Kiev non è disposta a cederli a Putin. Zelensky inoltre non vorrebbe pressioni del Cremlino sulla possibilità di un ingresso ucraino nella Nato. Umerov proverà ancora una volta a chiedere alla controparte un cessate il fuoco di almeno 30 giorni, soprattutto alla luce delle ulteriori sconfitte delle truppe ucraine su tutti i fronti. Ieri mattina almeno dodici soldati sono morti e 60 rimasti feriti in un attacco russo con missili Iskander su un centro di addestramento delle forze di terra a Novomoskovsk, nel Dnipropetrovsk. Zelensky ha istituito una commissione d'inchiesta per fare luce sulle circostanze dell'operazione che ha causato una tale perdita di personale. A seguito dell'accaduto si è dimesso il comandante in capo Mykhailo Drapatyi, consapevole «del personale senso di responsabilità per la tragedia che ha cagionato il decesso dei nostri ragazzi». Le truppe russe inoltre hanno anche assunto il controllo della città di Alekseevka, nel Sumy.
È evidente che dopo l'espulsione delle forze ucraine dalla provincia russa di Kursk, la missione sia quella di creare una zona di sicurezza lungo il confine della Federazione, così come di avanzare a ovest verso Chernihiv. Il ministero della Difesa russo ha stimato in 1.440 il numero di soldati nemici trucidati nella sola giornata di ieri.
Il capo dell'esercito ucraino Syrskyi ha invece rivelato che le forze russe stanno concentrando i loro principali sforzi offensivi su Pokrovsk, Toretsk e Lyman nel Donetsk, dove sono tutt'ora in corso feroci combattimenti, e vicino a Petrovskoye, nel Luhansk.