Nove milioni di cartelle. Il Fisco ritorna vampiro

Dal 16 ottobre lo Stato e i Comuni potranno riprendere i pignoramenti. L'opposizione di Fi

Nove milioni di cartelle. Il Fisco ritorna vampiro

Nove milioni di cartelle esattoriali rischiano di abbattersi sui contribuenti italiani tra dieci giorni. Il decreto Agosto, che oggi sarà in Aula al Senato per il voto di fiducia, prevede infatti lo stop fino al 15 ottobre della riscossione coattiva. Questo significa che da giovedì della prossima settimana sia agenzia delle Entrate - Riscossione che gli agenti locali e i Comuni potranno riprendere le attività usuali, inclusi i pignoramenti di stipendi o pensioni. L'amministrazione finanziaria è tenuta, infatti, a procedere all'esecuzione di cartelle di pagamento, accertamenti esecutivi, accertamenti doganali e ingiunzioni fiscali.

Sia l'opposizione di centrodestra che i renziani di Italia Viva hanno cercato durante il passaggio in commissione bilancio di far approvare un emendamento che allungasse il termine fino alla fine dell'anno, ma non c'è stato nulla da fare. Ha prevalso l'orientamento leguleio, dettato dal ministero dell'Economia. Il Tesoro, infatti, è alle prese con un calo delle entrate notevole causato dalla pandemia che non sarà compensato, almeno nel breve dalle risorse del Recovery fund. A limitare ulteriormente i margini di manovra nel passaggio successivo a Montecitorio c'è anche la necessità di approvare definitivamente il decreto entro il 13 ottobre, pena la decadenza.

Duro il commento del capogruppo al Senato di Forza Italia, Anna Maria Bernini. «La maggioranza in commissione Bilancio ha respinto gli emendamenti al decreto Agosto per prorogare lo stop alla riscossione delle cartelle esattoriali, che così ripartirà dal 16 ottobre insieme a una valanga di pignoramenti», ha sottolineato aggiungendo che «mentre perdura l'emergenza Covid, con imprese e famiglie ancora in grave difficoltà, lo Stato vampiro si comporta quindi come se in questi mesi niente fosse accaduto: il governo porrà la fiducia e il testo diventerà intoccabile, ma un ravvedimento in extremis è ancora possibile, con una ulteriore proroga a fine anno, per scongiurare questa nuova, insostenibile stangata».

L'unico intervento migliorativo nei confronti dei contribuenti è stato un emendamento che proroga al prossimo 30 ottobre il versamento delle imposte che erano dovute in autotassazione il 20 agosto scorso. Circa 100mila partite Iva soggette agli indicatori sintetici di affidabilità (gli «Isa» che hanno sostituito gli studi di settore) o al regime forfettario potranno pagare con una maggiorazione dello 0,8% e senza applicazione di sanzioni il saldo 2019 e il primo acconto 2020 delle imposte sui redditi. A costoro è chiesto esclusivamente di dimostrare di aver subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 33% nel primo semestre del 2020 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

L'elemento singolare della vicenda, tuttavia, è rappresentato dal fatto che la stessa Agenzia delle Entrate aveva mostrato sensibilità rispetto ai problemi che avrebbe potuto comportare il riavvio immediato della riscossione coattiva, sollecitando un intervento del legislatore in tal senso. Non è detto, però, che le speranze siano destinate a essere definitivamente deluse.

Se, come probabile, il governo opterà per prolungare lo stato di emergenza con un decreto legge da approvare in Parlamento, è probabile che il provvedimento di proroga della riscossione a fine novembre (o a fine anno) possa trovare spazio, dando anche soddisfazione al lavoro delle opposizioni.

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