Roma - «La famiglia è l'incontro di un uomo e di una donna aperto alla procreazione. Lo Stato può regolamentare altri rapporti umani ma senza confondere le due cose». L'offensiva della Chiesa è partita due giorni fa con il segretario della Cei, Nunzio Galantino ed è proseguita ieri con il vicario di Papa Francesco, il cardinale Agostino Vallini, che ha ribadito la contrarietà «ad ogni forma di adozione o di pseudo-adozione». Le unioni gay sono relazioni fra persone, afferma Vallini, ma «la famiglia è un'altra cosa». Un avvertimento chiaro al premier Matteo Renzi: anche l'affido sarebbe inaccettabile. Il Vaticano farà di tutto per bloccare il ddl del Pd sulle unioni civili affinché l'Anno Santo non sia ricordato come quello in cui furono varati i matrimoni gay.
Sulle unioni omosessuali in Parlamento il copione si ripete immutato da vent'anni prima con i Pacs e poi con i Dico . Si prepara il testo, si discute per mesi e poi il progetto evapora di fronte alle resistenze cattoliche. Ma questa volta davvero non può andare così. Renzi si è impegnato in prima persona, un errore che i suoi predecessori non avevano mai fatto, lasciando che a promettere le unioni gay fossero altri. Il governo ha già ceduto le armi al diktat della Chiesa per quanto riguarda le adozioni e Renzi ha affidato al ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, il compito di rassicurare alleati cattolici e soprattutto gerarchie vaticane. «Libertà di coscienza per il voto sull'adozione», ha assicurato la Boschi.
Ora il problema è trovare una scappatoia onorevole varando una disciplina che sia il più neutra possibile e che non provochi pure una rivolta interna al Pd dentro al quale si agitano varie anime. Una di queste evocata dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che chiede il voto segreto perché, afferma, molti cattolici Pd voterebbero come gli alleati di centro. In realtà anche dentro il microcosmo di centro che sostiene il governo si agitano sentimenti contrapposti ed infatti dentro Area popolare non tutti sono d'accordo con il voto segreto. Meglio un voto palese, scrive l'Occidentale , così ciascun parlamentare si prende le sue responsabilità. Anche Maurizio Sacconi, Ap, ribadisce la chiusura totale rispetto a qualsiasi forma di adozione: «L'ipotesi dell'affido in luogo dell'adozione del figlio biologico non è accettabile - dice Sacconi - Quindi no e poi no». In realtà i voti per il sì all'adozione in Parlamento ci sarebbero visto l'appoggio di Sel e M5S al ddl Cirinnà. Un appoggio però che sono pronti a ritirare se quella legge diventasse troppo debole dal punto di vista della tutela dei diritti per le coppie gay.
Da Forza Italia, che sul tema ha da sempre lasciato libertà di coscienza, il presidente della commissione Giustizia del Senato,
Francesco Nitto Palma fa notare come la formula della stepchild adoption (l'adozione del figlio del proprio compagno) in Italia è già stata introdotta con un sentenza del Tribunale di Roma «nel superiore interesse del minore».