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Nuova trattativa con le Regioni. Ma Draghi incassa l'ok al Recovery

Cdm interrotto prima del via libera definitivo: i governatori chiedono la distribuzione dei 30,6 miliardi fuori dal Pnrr. Già oggi il testo a Bruxelles. I primi fondi previsti in estate

Nuova trattativa con le Regioni. Ma Draghi incassa l'ok al Recovery

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza supera l'ultimo ostacolo e incassa il via libera dal Consiglio dei ministri. Il premier Mario Draghi invierà oggi il testo a Bruxelles per ottenere l'approvazione definitiva al piano con cui l'Italia spenderà i 248 miliardi del Recovery plan. Da Palazzo Chigi trapela «soddisfazione per aver rispettato la scadenza europea, come ci si era prefissi». L'ultimo intoppo lungo la strada verso Bruxelles, dopo il doppio passaggio in Parlamento, spunta (ieri) sull'istituzione del fondo complementare da circa 30,6 miliardi di euro per finanziare i progetti extra Recovery plan. Il rush finale si trasforma in una maratona con due Cdm, intervallati da una conferenza Stato-Regioni, convocata dal ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini per trovare la quadra con gli Enti locali sul fondo complementare.

La prima riunione del Consiglio dei ministri si chiude nel primo pomeriggio, dopo due ore di lavoro, senza l'ok al Pnrr. Nell'incontro con Regioni la trattativa si sblocca: i governatori forniscono il via libera al fondo con osservazioni che riguardano la distribuzione nei territori delle risorse e la loro provenienza. Con l'ok delle Regioni, l'ultimo ostacolo è superato: il Pnrr ritorna in Consiglio dei ministri per il via libera finale.

Stando alla tabella della commissione Ue le prime anticipazioni dei fondi dovrebbero essere trasferite all'Italia in estate. Già dal 18 giugno prossimo l'Ecofin potrebbe riunirsi per esaminare e approvare i primi piani. Palazzo Chigi dovrà ora rodare la macchina per evitare rallentamenti e ritardi nell'attuazione dei progetti. Il governo lavorerà agli ultimi ritocchi sulla governance che dovrà coordinare gli investimenti. Matteo Salvini fissa il prossimo obiettivo: «Se non si azzerano i tempi della burocrazia e il Codice degli appalti questi soldi non verranno spesi. Ne ho parlato con il presidente Draghi». Mentre per il ministro Gelmini «il lavoro sul Pnrr non si ferma».

Il primo tempo è chiuso. La vittoria, per l'Italia, si gioca nella seconda parte del match. E lo sguardo dei ministri dell'esecutivo Draghi è già rivolto a quella fase della partita. Ma da ieri tutti cercano di piantare una bandierina sul risultato. Ci prova anche l'ex premier Giuseppe Conte. Il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, sottolinea come «l'Italia sia tra i primi Paesi ad inviarlo a Bruxelles e tra i primi che riceveranno i fondi del Recovery». «In gioco - spiega il ministro dei Cinque stelle - ci sono oltre 220 miliardi di euro che saranno utilizzati per investire nelle competenze, per creare occupazione e per avviare grandi progetti all'insegna della transizione ecologica e della digitalizzazione. Altra cosa importante: circa 100 miliardi di euro andranno al Sud (88 miliardi del Pnrr più 10 del fondo investimenti complementare al Pnrr), per permettere a tutti gli italiani di avere le stesse opportunità».

Per Mara Carfagna, ministro per il Sud in quota Forza Italia, «dietro i numeri del nostro Recovery plan ci sono concrete opportunità di sviluppo per le imprese grandi e piccole, per le aree svantaggiate del Paese, per la parte più fragile della nostra società, quella che ha pagato carissima l'emergenza: le famiglie, i giovani, le donne. Dietro i titoli delle sue missioni ci sono riforme che aspettiamo da un ventennio, grandi opere pubbliche».

Dal fronte dem, il ministro del Lavoro Andrea Orlando definisce il Pnrr «una grande occasione per il Paese su cui mobilitare tutte le energie e le forze vitali».

«Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza - ricorda il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi - il governo realizza un investimento senza precedenti nella scuola».

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