Coronavirus

Nuove accuse da Arcuri. "I vaccini per il 2021 saranno solo 13 milioni"

Forza Italia attacca. Pfizer: immunità per sette mesi. Da capire se blocca pure la trasmissione

Nuove accuse da Arcuri. "I vaccini per il 2021 saranno solo 13 milioni"

I conti non tornano sulle dosi dei vaccini. Per ora è stato somministrato il 60% delle dosi in magazzino e il timore è di rimanere con le siringhe a secco. La squadra del commissario Domenico Arcuri assicura in tutti i modi che arriveranno nuove scorte, per la precisione 202 milioni di dosi nei prossimi venti mesi e che durante il 2021 saranno vaccinati 60 milioni di italiani. A chiedere ulteriori chiarimenti sulle cifre e la programmazione è il parlamentare di Forza Italia Marco Marin: «A quanto mi risulta - spiega con i dati delle forniture alla mano - nel 2021 non riceveremo più di 13 milioni di dosi, sommando i 10 milioni di confezioni di Pfizer e Moderna ai 16 milioni di Astrazeneca. Da dove spuntano quindi quei 200 milioni di dosi dichiarati?».

Nel frattempo si cerca di fare chiarezza sugli effetti dei vaccini, scoprendone alcuni lati deboli. Non tanto per gli effetti collaterali o la sicurezza - al momento fuori discussione - ma per il periodo e la qualità della copertura».

Mentre il vaccino di Moderna sembra assicurare un'immunità di almeno un anno, quello di Pfizer, in base agli studi più aggiornati, garantisce una copertura di sei-sette mesi ma l'azienda non si sbilancia oltre. «Quello che sappiamo è che per ora le persone vaccinate da 6-7 mesi mantengono alto livello di protezione» dichiara Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer.

Da chiarire un altro punto fondamentale: il vaccino protegge dall'infezione il singolo individuo e basta o gli impedisce anche di essere portatore della malattia e veicolo di contagio? «Al momento stiamo guardando se, oltre a proteggere le persone, il vaccino impedisce anche la trasmissione del virus» da un individuo all'altro e mentre «sugli animali sappiamo che c'è una significativa protezione sul trasferimento», «non abbiamo ancora abbastanza dati sugli umani al momento», ma «sapremo di più nel mese di febbraio» chiarisce Albert Bourla. In ogni caso il vaccino resta l'arma principale per fermare la pandemia e tornare a una vita senza restrizioni. «Adesso non possiamo fare altro che continuare ad utilizzare presto e bene le dosi di cui disponiamo - riferisce lo stesso ministro alla Salute Roberto Speranza -, attendere con fiducia le autorizzazioni di nuovi vaccini e continuare a curare ogni più piccolo dettaglio per essere pronti ad accelerare quando avremo molte più dosi a disposizione. Tutti noi in Italia e in Europa siamo ragionevolmente fiduciosi che questo aumento delle dosi disponibili avverrà in tempi non lunghi».

Intanto il piano vaccini prosegue e la Lombardia, pur rimanendo indietro rispetto ad altre Regioni, non ci sta più a fare da fanalino di coda. «Non c'è nessun ritardo - tuona, stufo delle critiche, il presidente della Regione Attilio Fontana - Questa non è una gara a chi arriva prima, anzi chi arriva prima rischia di trovarsi in difficoltà. Noi abbiamo raggiunto un accordo con il commissario Arcuri secondo cui dovremo finire il primo giro di vaccinazioni entro il 28 gennaio, e il 28 gennaio lo finiremo. Poi dovremo fare il richiamo». E proprio in vista del secondo giro si pretendono certezze sui rifornimenti di dosi. Anche perché la situazione in Lombardia non versa in buone acque, anzi.

È la Regione che più fra tutte rischia di finire in zona rossa: non c'è solo l'indice di contagio Rt sopra l'uno ma anche la situazione dei ricoveri, in crescita.

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