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Nuovi parametri e "decreto ponte": l'Italia resta chiusa fino al 15 gennaio

Divieto di spostamenti tra Regioni e nel weekend del 9 e 10 torna il rosso: non si esce dai Comuni. Chiusi bar e ristoranti la sera. Cambia l'Rt: più difficile restare in zona gialla

Nuovi parametri e "decreto ponte": l'Italia resta chiusa fino al 15 gennaio

Si scrive giallo, si legge arancione o rosso. L'Italia esce dalla «quarantena» natalizia, ma si ritrova ancora blindata. Nessun dpcm, almeno fino al 15 gennaio, ma un provvedimento ponte, un'ordinanza che verrà firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza. La domenica di festa porta venti di crisi: il governo potrebbe cadere nelle prossime ore, ma intanto c'è da gestire la routine della perenne emergenza.

Il premier Conte convoca dunque un vertice con il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, i capidelegazione della maggioranza e i tecnici del Cts. Certo, il periodo adrenalinico delle vacanze sta finendo, ma nessuno si fida, la terza ondata è alle porte e allora avanti con le nuove misure per imbrigliare il Paese. Dunque, il 7 gennaio l'Italia si sveglierà in giallo, ma sarà costretta a indossare una maglia molto più pesante. Fino al 15 gennaio dovrebbe rimanere in vigore il blocco degli spostamenti fra le diverse regioni. Insomma, chi aveva pensato di recuperare le visite ai parenti dovrà rinviarle ancora. L'Italia resta bloccata dentro i confini odierni e seguirà con ogni probabilità il format testato in queste due settimane: si potrà raggiungere in coppia un'abitazione nel solito perimetro per pranzo o cena, con la deroga per due under 14. Dunque, incontri conviviali con il contagocce. E senza alcuna concessione rispetto al periodo in corso. Si potrà derogare alle regole, come al solito, solo in caso di necessità.

Ma anche queste restrizioni paiono insufficienti nel momento in cui sta partendo la campagna di vaccinazioni. E allora si alzano, o almeno questo è l'orientamento, altre barriere. Due quelle principali, sempre fino a metà mese: chiusura dei bar e ristoranti anche a pranzo, con la solita valvola di sfogo dell'asporto; quindi weekend arancione per il 9 e il 10. Con il no secco ad una sortita fuori dal proprio comune.

Come si vede, è in dirittura d'arrivo un pacchetto corposo di interventi che di fatto riempirà il giallo di divieti. Ma il governo, pur alle prese con le fibrillazioni renziane, prepara un blitz anche sul terreno minato dei 21 parametri che regolano il semaforo. Nei giorni scorsi, le Regioni avevano avanzato per la seconda volta critiche al sistema di monitoraggio elaborato da Palazzo Chigi. In particolare, avevano chiesto di rivedere l'indice che dà la percentuale dei positivi sui tamponi effettuati. E questo per una ragione condivisibile: spesso chi ha dei dubbi sul contagio si sottopone ad un primo esame antigenico; se positivo passa poi a quello che conta, ovvero al molecolare. Ma è chiaro che così l'incidenza dei positivi su un insieme già preselezionato sale e non poco. Come rimediare?

Ecco che il Governo non solo non risponde alle sollecitazioni, ma si appresta a rivisitare un parametro decisivo. Si abbassa la soglia Rt necessaria per far scattare il passaggio dal giallo all'arancione: da 1,25 a 1; discesa analoga per la transizione dall'arancione al rosso: da 1,5 a 1,25. Un capitolo delicato che in serata viene affrontato dagli esperti del Comitato tecnico scientifico. È evidente che è questa la novità più dirompente: si «truccano» le carte e si toglie spazio al giallo, imponendo di fatto gli altri colori del semaforo. In sostanza, l'esecutivo ha tracciato la strada: si vuole tenere l'Italia agganciata ad un indice di trasmissibilità non superiore a 1. Un piccolo margine, da difendere in tutti i modi. Anche se il prezzo da pagare sarà alto per l'economia che resta ingessata e non può ripartire. A Roma non vedono alternative. La campagna per vaccinare gli italiani è partita, bisogna correre e contenere in tutti i modi l'epidemia.

Il giallo verrà battezzato il 7 gennaio, ma sarà solo virtuale.

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