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"No a fondi per i muri": giravolta Ue sull'emergenza migranti

Dopo il parziale via libera del presidente del consiglio europeo su un possibile finanziamento dell'Ue a favore dei muri anti migranti, nelle scorse ore la commissione ha espresso parere del tutto opposto

"No a fondi per i muri": giravolta Ue sull'emergenza migranti

A ottobre è arrivato un secco "No" dalla commissione, pochi giorni fa invece c'è stata la prima apertura da parte del presidente del consiglio europeo Charles Michel, adesso un nuovo dietrofront. Sui muri anti migranti l'Unione Europea è sempre più divisa. E in un certo senso il “gioco” del presidente bielorusso Alexandar Lukashenko, consistente anche nel far apparire indecise le autorità di Bruxelles, è riuscito.

Nelle scorse ore infatti il vice presidente della commissione europea, Margaritis Schinas, ha annunciato un nuovo categorico diniego alla possibilità di finanziare la costruzione di muri lungo le frontiere esterne dell'Ue.

La questione è nata subito dopo l'estate, quando è esplosa nella sua drammaticità la crisi migratoria nella rotta bielorussa. Migliaia di migranti hanno premuto alle frontiere di Polonia e Lituania per entrare e i rispettivi governi hanno risposto con un deciso pugno di ferro.

Nessuno dei due Paesi ha mai affrontato emergenze migratorie in passato e il timore era quello di essere sopraffatti dall'arrivo di profughi dalla Bielorussia. Varsavia, in particolare, ha prima inviato dodicimila soldati ai confini e poi ha annunciato la costruzione di un muro da completare entro il giugno 2022.

La crisi migratoria bielorussa è sembrata da subito figlia della volontà di Lukashenko di replicare alle sanzioni imposte dall'Ue dopo le nuove polemiche sulle presidenziali del 2020, giudicate non regolari da Bruxelles.

Se da un lato dalle sedi delle istituzioni comunitarie sono arrivate indicazioni univoche sul non sottostare ai ricatti di Minsk, sulle modalità di risposta invece si è instaurata non poca confusione. A fine ottobre il presidente della commissione, Ursula Von Der Leyen, ha negato ogni possibilità di finanziamento di muri tra Polonia e Bielorussia. Poche ore dopo il capogruppo del Partito Popolare Europeo all'Europarlamento, Manfred Weber, ha smentito il capo della commissione ammettendo la possibilità di aiutare Varsavia.

Il 23 novembre scorso è toccato al presidente del consiglio europeo, Charles Michel, dichiarare possibili investimenti per rafforzare la sicurezza lungo i confini esterni. Non ha parlato esplicitamente di muri, ma di “infrastrutture volte a rafforzare la capacità dei Paesi Ue, al confine con la Bielorussia, di difendere la frontiera Ue”.

Le dichiarazioni delle scorse ore di Schinas hanno rimesso tutto in discussione. Testimoniando nervosismi e divisioni tutte interne all'Ue difficilmente colmabili. Circostanze che hanno spinto i governi ad agire in solitaria. La Polonia sembra intenzionata ad andare avanti nella costruzione del muro, la Germania, meta privilegiata dei migranti stipati in Bielorussia, ha avviato un dialogo diretto con Minsk dopo una serie di telefonate tra Angela Merkel e lo stesso Lukashenko.

Le divisioni dell'Ue sull'immigrazione potrebbero ritardare l'adozione del piano, presentato oramai più di un anno fa, sulla gestione del fenomeno. I richiami effettuati da Mario Draghi dal palco di Rome Med 2021, in cui ha invocato l'assistenza dell'Ue sull'emergenza immigrazione, potrebbero diventare lettera morta anche nel prossimo consiglio europeo, dove l'argomento è fissato in cima alle discussioni.

Di questo sembra al corrente lo stesso Schinas.

L'aiuto che potremo dare – ha affermato da Bruxelles – in assenza di un accordo comprensivo, sarà sempre meno di un aiuto globale a cui stiamo cercando di arrivare”.

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