Il fuoco e la neve. Il forno della fonderia e i picchi già immacolati della Valtrompia. Una storia che si restringe nei pochi metri di un capannone e poi si dilata verso i passi che aprono una via di fuga. Soprattutto, un rompicapo che raddoppia: adesso all'appello non manca solo Mario Bozzoli, l'imprenditore di Marcheno sparito nel nulla la sera dell'8 ottobre; ora non si trova più neppure Giuseppe Ghirardini, operaio proprio nell'azienda del mistero. Non basta, perché, coincidenza singolare e insieme presagio sinistro, Ghirardini era l'addetto ai forni. Ed è davvero difficile pensare che fra le due vicende non ci sia qualche nesso. Anzi, un vero e proprio cortocircuito: Ghirardini era uno dei tre operai presenti nel capannone la sera in cui Bozzoli si è letteralmente smaterializzato, anche se i due non si sarebbero incrociati. Impossibile credere al caso. Solo che Bozzoli sembra essere scomparso senza colluttazione, senza lasciare tracce, senza niente di niente; l'altro è introvabile, ma la sua auto viene rintracciata in tarda serata a Ponte di Legno e questo ingarbuglia ulteriormente il giallo: si può pensare ad una fuga, alla volontà di nascondersi, o anche di farla finita, su e giù per le infinite gradazioni dell'animo umano.
Cosi Marcheno, un paese stretto fra le montagne lungo la strada che risale la valle e attraversa un formicaio di case e capannoni, è un comune in piena emergenza. Vigili del fuoco, alpini, protezione civile, forestale: tutti a cercare, a setacciare il torrente, sotto l'azienda dei fratelli Bozzoli, a esplorare la zona del passo Crocedomini, possibile snodo per l'Austria e la Svizzera. La sera di giovedì 8 ottobre Bozzoli, un omone alto e grosso di 50 anni, saluta uno de suoi operai e si dirige verso lo spogliatoio per darsi una sistemata e uscire, ma la sua auto resta parcheggiata davanti allo stabilimento. Dove è finito? L'indomani i cani molecolari vanno verso il piccolo cancello sul retro, ma lì si fermano. È da aggiungere che quell'uscita si affaccia su un minuscolo fazzoletto di prato chiuso da un dirupo. Da quella parte è davvero complicato andarsene e insomma anche l'ipotesi del sequestro scricchiola non poco.
I carabinieri indagano ma intanto uno dei tre potenziali testimoni svanisce a sua volta. Ghirardini è stato sentito una prima volta, ma i militari si riservano di ascoltarlo ancora. Non fanno in tempo: mercoledì l'uomo dovrebbe partecipare con gli amici ad una battuta di caccia, sua grande passione, ma il maltempo ferma tutti. La trama diabolica, romanzesca, corre verso una conclusione oscura e per ora indecifrabile: Ghirardini prende la macchina, una Suzuki Vitara color marrone, lascia a casa i cani e scompare. Il suo telefonino guida gli inquirenti verso il passo di Crocedomini, ma è solo una traccia. Qualcuno in paese azzarda: «È all'estero, ha tagliato la corda». Poi però viene ritrovata l'auto, probabilmente Ghirardini non è lontano. Chissà. Forse può aver visto qualcosa che non doveva vedere. Ipotesi.
Scenari lugubri sotto le nuvole gonfie di pioggia. È una frase agghiacciante che l'avvocato Patrizia Scalvi, legale della famiglia Bozzoli, butta sul piatto sbrecciato delle congetture: «Qualora il signor Mario sia finito nel forno non c'è certo entrato da solo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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