Nuovo Senato, inizia il voto ma con l'incognita dei tempi

Palazzo Madama ha bocciato le pregiudiziali di M5S e Sel, che però si preparano all'ostruzionismo. I dissidenti Pd non mollano e anche la Lega minaccia di opporsi

Nuovo Senato, inizia il voto ma con l'incognita dei tempi

La discussione nell'aula di Palazzo Madama è ufficialmente iniziata ieri, con il dibattito generale in attesa di completare la presentazione degli emendamenti, il cui termine, inizialmente fissato per le 13, è stato prorogato alle 20 di oggi. Il Senato discuterà nello specifico i disegni di legge sulla revisione della parte II della Costituzione (ddl costituzionale 1429 e connessi). La Commissione Affari costituzionali aveva concluso giovedì scorso l'esame, conferendo ai relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, il mandato a riferire all'assemblea per l'approvazione. Ma sono ben 124 i senatori iscritti a parlare (il tempo massimo per un intervento è di 20 minuti) nella discussione generale. In questo scenario, con la mina dei dissidenti di Forza Italia e Pd favorevoli al Senato elettivo, i tempi del via libera finale sono un'incognita. Il governo puntava a chiudere venerdì. Ma Calderoli ha già dichiarato che «se tutto va bene il voto finale ci sarà a metà della prossima settimana», prevedendo la presentazione di «circa 1.500 emendamenti».
«Non sfugge a nessuno di noi il rilievo e la portata di questa riforma. Senza dubbio la più significativa dall'inizio della storia repubblicana per quello che riguarda il Parlamento» dice Anna Finocchiaro nella sua relazione. Il testo della riforma all'esame dell'aula è completamente diverso da quello del governo che aveva «peccati originali», sostiene l'altro relatore, Roberto Calderoli. L'esponente leghista non rinuncia a due battute autoironiche. L'una per osservare che il suo è stato «un intervento a braccio, nel senso di poter utilizzare un solo braccio, avendo l'altro bloccato». Un riferimento all'infortunio dei giorni scorsi, rafforzato dalla considerazione che «nessuno può dire che non abbia dato una mano alla riforma della Costituzione. Solo che oltre la mano, ci ho messo anche due vertebre e questo mi è spiaciuto di più». Padre di quel sistema elettorale da lui stesso disconosciuto come Porcellum, Calderoli ringrazia per avere avuto il ruolo di relatore. «Coraggio ce n'è voluto tanto a nominare me come relatore. Era come dare una pistola carica in mano a un serial killer, e sperare che non facesse una strage».
L'aula ha poi respinto per alzata di mano le questioni pregiudiziali sollevate da M5S e Sel. Ma i grillini preparano l'attacco: «Questa è una riforma prostituzionale» dice la portavoce al Senato, Enza Blundo. I gruppi parlamentari del M5S, però, hanno ribadito che non è prevista alcuna manifestazione nei pressi del Senato in concomitanza con i lavori. I grillini si apprestano a depositare oltre 200 emendamenti al ddl Riforme e a intervenire il più possibile in aula, «nei limiti della resistenza fisica». Beppe Grillo, «verrà sicuramente. Gli abbiamo chiesto di essere a Roma per dare risalto, anche mediatico, alla valenza di quello che sta succedendo in Senato».
C'è poi il capitolo dissidenti da verificare. Vannino Chiti guida il suo drappello di 16 ribelli, mentre oggi la riunione dei gruppi di Forza Italia punterà a ricompattare le file azzurre. La Lega con Matteo Salvini minaccia di schierarsi contro, così come il gruppo Gal.


E in aula risuona anche l'affondo di Mario Mauro, leader dei Popolari per l'Italia. «Il Senato di Renzi è un orpello cortigiano che creerebbe confusione in Parlamento» creando di fatto «un regime di stampo putiniano».

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