L'effetto è esattamente quello che sperava Matteo Salvini. O, quantomeno, che auspicava il suo social media manager, Luca Morisi. Dettare l'agenda, distogliere l'attenzione dai temi più delicati e sui quali si è in affanno per spostare i riflettori su altro, possibilmente un argomento fortemente ideologico e divisivo. È una delle regole base della comunicazione. Così, pur di provare a mettere in ghiacciaia il caso Siri, il leader della Lega ha deciso di aprire un altro fronte, decisamente più pop e certamente molto meno politicamente rischioso.
Ecco dunque la polemica di Pasqua sul Salvini con il mitra, foto postata su Facebook non dal vicepremier ma dal suo spin doctor ufficiale. Apriti cielo e via a una caterva di polemiche, perché in uno dei giorni più solenni della cristianità - per antonomasia giorno di pace - l'immagine del ministro dell'Interno che imbraccia un mitra non poteva che scatenare una vera e propria guerra di religione. Esattamente quello che serviva a un Salvini che in questa settimana dovrà affrontare due passaggi chiave della legislatura. Il primo è il voto sul decreto crescita che oggi sarà all'esame del Consiglio dei ministri. Che ci sia o no la cosiddetta norma «salva-Roma» è un passaggio centrale, perché dirà se a vincere il braccio di ferro in corso da giorni sarà la Lega o il M5s. Il secondo è la richiesta di dimissioni di Armando Siri, il padre della flat tax e sottosegretario ai Trasporti indagato per corruzione. Salvini ne ha preso le difese, Luigi Di Maio ne chiede la testa e il premier Giuseppe Conte ha fatto sapere che a breve deciderà sulle sue dimissioni. Un'altra partita è decisiva.
Così, mentre il mondo piange i quasi 300 morti dello Sri Lanka, il guru della comunicazione di Salvini riesce a postare una foto del ministro dell'Interno con mitra in mano mettendo nella stessa frase «siamo armati» e «buona Pasqua». E sposta il centro del dibattito dai guai politico-giudiziari della Lega a una querelle per certi versi anche folkloristica sull'opportunità di un post quantomeno discutibile. Si potrebbe dire che Salvini è lo stesso che ha giurato sul Vangelo con il rosario in mano e che vorrebbe introdurre per legge il crocefisso obbligatorio in tutti i luoghi pubblici, compresi quei porti che lui stesso dice essere chiusi anche se in verità non lo sono (non esiste infatti alcun atto amministrativo in questo senso). Ma sarebbe inutile ragionare sull'uso disinvolto dei simboli religiosi. Perché l'obiettivo è evidentemente un altro.
Distogliere l'attenzione, come quando si continua a cavalcare la lotta all'immigrazione invece di ragionare e confrontarsi su una crisi che tutti gli indicatori economici - istituzionali e non - dicono essere ormai alle porte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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