Ci mancava anche l'Ocse a bacchettare l'Italia sulla politica migratoria definendola «restrittiva e incoerente» e accusandola di non appoggiare, a dovere, le Ong. E già, l'organismo internazionale per la cooperazione economica e lo sviluppo, dopo un'attenta e dettagliata analisi sugli ultimi cinque anni ha addirittura puntato l'indice contro gli esigui impegni finanziari.
Valutazione a dire poco sconcertante se si considera che sono state impegnate risorse che sfiorano quasi i 20 miliardi complessivi ripartiti su accoglienza, assistenza sanitaria e percorsi di integrazione. Chissà invece quali altri conteggi e carteggi avranno avuto per le mani i contabili dell'organizzazione, ammesso che abbiano tirato fuori tutti i contratti stipulati per ciascuna voce di spesa. Eppure nel documento stilato dall'Ocse a fine relazione è stato compilato un vero e proprio vademecum per superare le criticità. Tra i primi consigli contenuti nella disamina c'è l'invito a «capitalizzare i punti di forza mantenendo e rafforzando il proprio sostegno alla sua fitta rete di Ong sul campo attraverso un sostegno flessibile e diretto, in particolare nei contesti più fragili». Si tratta di un'esortazione esplicita al governo affinché finanzi le organizzazioni non governative pro migranti. Già, perché sebbene su altri aspetti della politica nazionale per la cooperazione allo sviluppo la valutazione è positiva, soprattutto in fatto di competenze, su uno il giudizio è negativo: l'Italia deve elargire più soldi «I principali punti deboli - si legge nel documento - sono stati individuati nella stabilità delle risorse destinate dall'Italia per l'aiuto pubblico allo sviluppo (in diminuzione), nella coerenza delle diverse politiche pubbliche, nella capacità di mettere in campo risorse umane sufficienti e qualificate sia in Italia che all'estero». Allo scopo viene sollecitato un impegno della Cassa depositi e prestiti a orientare finanziamenti programmatici.
E il comitato del Castello de la Muette, situato nel cuore di Parigi, si spinge finanche a dire che «l'Italia dovrebbe sviluppare e attuare il piano d'azione previsto per l'educazione alla cittadinanza globale, sostenuta da risorse adeguate» allo scopo di «costruire un approccio specifico al nesso sviluppo-umanitario-pace, basato sui partenariati locali».
Tuttavia l'Ocse muove qualche critica anche all'Unione europea sugli aiuti mancati all'Africa: «Solo il 27% va all'area sub-sahariana». La politica di sostegno ai Paesi da cui provengono molti migranti potrebbe anche essere carente ma quella di accoglienza sembra essere tutt'altro che dimenticata. Più di mezzo milione di richieste di asilo sono state presentate nei Paesi dell'Unione durante i primi nove mesi del 2019, con un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. È quanto emerge dai dati pubblicati da Easo, l'agenzia dell'Unione per il sostegno all'asilo. La percentuale di domande accolte quest'anno è stata, finora, del 34%, rispetto al 33% del 2018. Un quarto di tutte le domande di asilo presentate nei Paesi Ue vengono da cittadini di Siria, Afghanistan e Venezuela.
Alla fine di settembre l'Easo registra circa 507.800 domande in attesa di una decisione in primo grado nell'Unione europea. Inoltre, circa 381.700 domande sono in attesa di appello o di revisione. Ovvero un totale 890mila casi pendenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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