Washington - L'Europa è costretta a giocarsi la carta dei defezionisti britannici nell'ultimo estremo tentativo di far tornare Donald Trump sui suoi passi rispetto alla probabile uscita degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano. Oggi stesso, infatti - lo ha anticipato lo stesso Trump via Twitter - il presidente americano annuncerà la decisione dalla Casa Bianca, alle 20 ora italiana.
Così Theresa May, dopo ripetute consultazioni telefoniche con il leader statunitense e i vani tentativi del presidente francese Emmanuel Macron e della cancelliera tedesca Angela Merkel, ha inviato oltreoceano il suo ministro degli Esteri Boris Johnson, come ultimo ambasciatore dell'intesa. Alla vigilia della decisione del tycoon, Johnson è arrivato a Washington per incontrare il segretario di stato Mike Pompeo, il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il vice presidente Mike Pence. Parlando a diversi media Usa, ha spiegato che abbandonare l'accordo sul nucleare sarebbe «un errore». «Ritengo che mantenere i paletti dell'accordo aiuterà anche a rispondere all'atteggiamento aggressivo di Teheran nell'area», ha detto al New York Times. «Sono sicuro di una cosa: ogni alternativa possibile è peggiore. La strada più saggia è migliorare le manette piuttosto che romperle», ha sottolineato. Ribadendo che «di tutte le opzioni che abbiamo per assicurare che l'Iran non ottenga il nucleare, l'accordo» del 2015 «offre gli svantaggi minori. Ha delle debolezze ma sono convinto che possiamo rimediarvi. In questo momento la Gran Bretagna sta lavorando con l'amministrazione Usa e con gli alleati Francia e Germania per assicurare» proprio questo. Ma Trump, ha ammesso, ha «ragione a vedere difetti» nell'accordo. A Fox News invece, in quello che è stato visto come un appello diretto al Commander in Chief Usa, Johnson ha affermato: «Bisogna essere più severi con l'Iran e risolvere i problemi dell'intesa».
La missione del capo della diplomazia britannica potrebbe rivelarsi impossibile, visto anche l'attacco preventivo di The Donald all'ex segretario di Stato John Kerry e ai tentativi di salvare l'accordo. Secondo il Boston Globe, Kerry ha incontrato due volte il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, ma anche Macron, il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier e l'Alto rappresentante degli Affari Esteri dell'Ue, Federica Mogherini.
«Gli Stati Uniti non hanno bisogno della diplomazia ombra verosimilmente illegale di Kerry», ha scritto il tycoon su Twitter, sottolineando come l'ex segretario di stato di Obama «è stato uno di quelli che ha creato questo caos».
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