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Oligarchi, generali e banchieri. Chi sono gli uomini di Putin colpiti dalle sanzioni dell'Ue

È un vecchio cavallo di battaglia di Alexey Navalny, il più famoso degli oppositori incarcerati da Vladimir Putin

Oligarchi, generali e banchieri. Chi sono gli uomini di Putin colpiti dalle sanzioni dell'Ue

È un vecchio cavallo di battaglia di Alexey Navalny, il più famoso degli oppositori incarcerati da Vladimir Putin: niente sanzioni economiche indiscriminate contro la Russia (mettono sullo stesso piano cittadini e governo), ma interventi mirati contro uomini o società chiave del regime. E dalla mezzanotte di ieri, con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione, sono 555 i cittadini russi con divieto d'accesso e patrimoni congelati in territorio europeo a cui si aggiungono una cinquantina di società che non possono fare affari con la Ue. Nell'infornata di ieri sono finiti i 351 deputati della Duma che hanno riconosciuto le regioni secessioniste del Donbass (compreso Piotr Tolstoy, vice-presidente e bis-bis nipote dello scrittore), i vertici militari che stanno stringendo d'assedio l'Ucraina guidati dal Ministro della Difesa, l'impenetrabile Sergey Shoigu, uomini di governo come il potente e invisibile Anton Vaino, capo di gabinetto di Putin. Ci sono poi un paio di propagandisti del regime: Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri, protagonista di movimentate trasmissioni e conferenze stampa e Margarita Simonyan, numero uno di Rt (ex Russia Today), braccio informativo internazionale del Cremlino.

Quanto agli uomini d'affari nella lista figurano i vertici di Vtb Bank, uno dei maggiori istituti di credito del Paese ma soprattutto c'è Yevgeny Prigozhin, l'uomo dei mercenari del gruppo Wagner e della società Internet Reasearch Agency di San Pietroburgo, accusata di seminare con i suoi troll disinformazione e fake news nell'infospazio.

Per tutti loro, come ha scritto, il ministro degli Esteri Ue, in un tweet poi cancellato, «Basta shopping a Milano, feste a Saint Tropez e diamanti ad Anversa». E in effetti l'impossibilità di varcare i confini europei sarà per molti tra i soggetti presi di mira la conseguenza più immediata della decisione di Bruxelles. Quanto ai patrimoni, di solito i soldi dei ricchi russi sono schermati dietro tali e tanti paraventi sparsi tra Cipro, Panama e qualche isola caraibica, da rendere difficile un blocco effettivo. Nel mirino però ci sono anche i beni immobiliari, e quelli sono più difficile da nascondere.

Tra i circa 190 cittadini russi che erano già oggetto di sanzioni europee (nella maggior parte dei casi la tagliola era scattata subito dopo il 2014, data della prima invasione dell'Ucraina) molti hanno dovuto fare i conti con il problema. Nel gruppo figuravano già uomini dei servizi di sicurezza (compreso Sergey Narishkin, capo dello spionaggio estero, trattato come una scolaretto da Putin durante la riunione del Consiglio di sicurezza che ha riconosciuto le repubbliche secessioniste), alti funzionari del Cremlino e oligarchi. Tra questi ultimi i più noti sono Arcady Rotenberg, compagno di judo di Putin e protagonista di una spettacolare scalata al successo imprenditoriale subito successiva all'approdo dell'amico al Cremlino. Rothenberg possiede secondo la indagini fatte a suo tempo dalla Guardia di Finanza un patrimonio immobiliare da decine di milioni di euro tra la Sardegna e la Toscana. Stretti legami con l'Italia hanno anche Yuri Kovalciuk, altro appassionato di judo diventato prima azionista di Bank Rossiya e Kostantin Malofeev, fondatore e principale socio del Marshall Fund. Per loro la vita potrebbe farsi più dura. Anche Londra ha fatto scattare nuove sanzioni.

Qui solo le società russe quotate in Borsa sono 31.

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