Non frena il virus. Troppo presto per vedere gli effetti dell'ultimo dpcm. Quelli, semmai ci saranno, non arriveranno prima di due o tre settimane. Intanto il bollettino del ministero della Salute torna ad essere per tanti un appuntamento quotidiano fisso, con gli occhi puntati alla curva epidemiologica, in attesa di una flessione che allontani lo spettro del lockdown.
Per ora i dati continuano ad essere allarmanti. Ieri si è registrata un'altra impennata dei contagi: 31.084 nuovi positivi, 4.253 più del giorno precedente, a fronte di un numero record di tamponi processati, 215.085. I decessi sono 199, tanti ma in lieve calo rispetto ai 217 di giovedì. Crescono i ricoveri ordinari, 1.030 in più per un totale di 16.994 letti occupati, mentre le terapie intensive crescono di altre 95 unità. In totale i pazienti più gravi sono 1.746. La maggior parte delle regioni italiane - secondo quanto emerso dall'Instant Report Covid-19 dell'Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell'Università Cattolica - non ha superato la soglia minima della saturazione per le terapie intensive, stabilita al 30%, ad eccezione di Umbria (53%), Valle d'Aosta (35%), Piemonte (33%) e Campania (33%). In otto regioni si stanno invece già utilizzando i posti letto di terapia intensiva che dovrebbero essere dedicati ai pazienti non Covid-19.
«In queste ore il numero più preoccupante è quello dei ricoverati negli ospedali, non soffriamo ancora in quanto a terapie intensive, non dobbiamo farci spaventare dal numero dei contagi perché il 94% giovedì era in isolamento domiciliare. A marzo era il 51%», conferma il commissario straordinario Domenico Arcuri. Stesso andamento in Veneto, dove i nuovi contagi ieri hanno superato le 3mila unità: «I ricoveri stanno andando in maniera accelerata. La curva è esponenziale nei ricoveri in area non critica. Le terapie intensive crescono, la curva non è importante e impressionante, perché non hanno assolutamente l'ascesa di marzo», osserva il governatore Luca Zaia. Ma secondo l'Iss e il ministero della Salute, esiste un'alta probabilità che nel prossimo mese 15 regioni o province autonome superino le soglie critiche di terapia intensiva o aree mediche.
I numeri sono brutti, ma attesi da chi monitora la situazione. «Non ci dobbiamo aspettare cambiamenti del trend dovuti a un impatto immediato delle misure. Per ora vediamo ancora la tendenza all'aumento del numero dei contagiati. La percentuale dei positivi al tampone è del 14,4 per cento e questo non è un buon indicatore. È un indicatore del fatto che l'epidemia galoppa», sottolinea Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute, nel corso della conferenza stampa sull'analisi dell'evoluzione dell'epidemia in Italia. Per l'esperto il problema non è più quello dei tamponi, che ormai si fanno e anche tanti, ma quello di «farli in tempo utile». Vede nero Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: «Aspettiamo numeri del giorno a 6 cifre per capire che l'epidemia è fuori controllo?», scrive su Twitter, aggiungendo gli hashtag #Lockdown2 #lockdownitalia #Covid19." Anche il virologo Roberto Burioni è favorevole ad una stretta ulteriore: «Oltre 31mila casi e 199 morti. Io vi faccio solo una domanda: cosa state aspettando?», twitta.
In quasi tutte le Regioni in dato delle nuove infezioni è in crescita, il valore Rt è costantemente sopra l'1 (Lombardia e Piemonte sopra il 2). Ben 11 quelle che il report settimanale dell'Istituto superiore di sanità considera a rischio elevato di una trasmissione non controllata del virus. La Lombardia si conferma quella dove il virus corre più velocemente.
Ieri si sono registrati 8.960 nuovi casi, a fronte di 42.864 tamponi, e 48 morti. Nel milanese i contagi sono 3.979, di cui 1.607 nel capoluogo. Seguono Campania (3.186), Veneto (3.012), Toscana (2.765) e Piemonte (2.719).
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