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Oltre ai ristori pure i danni. Conto per lo sci a 6 miliardi

Il ministro del Turismo Garavaglia: "Perdite gravi. Da subito i risarcimenti con il quinto decreto"

Oltre ai ristori pure i danni. Conto per lo sci a 6 miliardi

Il primo vero intoppo del governo Mario Draghi non è quello che ti aspetti. Non le schermaglie tra ministri per il Recovery fund. Non le riforme strutturali chieste dall'Europa, né quella fiscale, ma un decreto, il Ristori 5, che fino a due giorni fa era considerato ordinaria amministrazione. Ampio consenso politico, visto che si tratta di risarcire le imprese danneggiate dalle limitazioni per Covid. E coperture sufficienti, visto che il governo Conte ha chiesto e ottenuto uno scostamento di bilancio (cioè il permesso di fare deficit) per 32 miliardi di euro. Cifra imponente, pensata dall'ex ministro Roberto Gualtieri anche per coprire un'eventuale ondata di primavera. Ma che ora rischiano di non bastare per varie ragioni.

La più inaspettata è quella spuntata ieri quando il governatore del Veneto Luca Zaia (e da molti altri esponenti della Lega) ha adombrato la possibilità che il governo debba pagare i danni. Ipotesi remota, ma è vero che molti operatori del settore - dagli impianti di risalita agli albergatori - avevano preparato tutto per l'apertura del 15 febbraio, che poi non c'è stata. Esiste effettivamente un problema di skipass già pagati da risarcire ai clienti, dipendenti richiamati dalla cassa integrazione, misure di sanificazione già attuate.

Il nodo montagna è stato in realtà ereditato dal governo Draghi. Già con l'esecutivo Conte II c'erano categorie escluse che hanno bussato alla porta della politica per ottenere risarcimenti. Un allargamento del perimetro degli interessati al decreto Ristori 5 è scontato.

C'è il nodo stagionali. Se per i dipendenti a tempo indeterminato c'è la cassa integrazione - hanno denunciato ieri i sindacati - gli stagionali degli impianti di risalita «che erano stati richiamati in vista dell'avvio di oggi e che rappresentano un terzo del totale, risentono maggiormente della crisi, senza certezze dal punto di vista degli ammortizzatori sociali».

Il conto delle perdite nell'accoglienza è destinato a crescere. Una stagione saltata vale 2 miliardi di fatturato. L'ultimo rinvio deciso dal ministro della Sanità, Roberto Speranza, 400 milioni di euro. Tutto il turismo invernale ha un fatturato intorno ai 10 miliardi all'anno. Le regioni avevano chiesto ristori per 4,5 miliardi di euro. Domenica i ministri del Carroccio Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia hanno detto che ne serviranno «probabilmente di più».

Ieri il ministro del Turismo Garavaglia, nel corso dell'incontro a Milano con i rappresentanti del settore, ha assicurato che la risposta arriverà con il decreto Ristori.

L'avere perso anche questo ultimo scorcio di stagione rischia di portare il conto come minimo a sei miliardi di euro.

Conti da rifare, quindi per un decreto che era di fatto già scritto. Sarà il primo provvedimento del governo, assicuravano ieri fonti di maggioranza. Quindi da calendarizzare subito dopo il voto di fiducia di Camera e Senato in programma domani. Ma i tempi potrebbero allungarsi per permettere di rifare i conti, con le categorie colpite. E con il ministro dell'Economia Daniele Franco.

Tra le altre misure alle quali sta pensando il governo, un allungamento della Naspi per i lavoratori del settore.

Confermata l'intenzione di basare i ristori non più sui codici Ateco, ma sulle perdite di fatturato.

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