Ong, solo tre navi nel Mediterraneo (ma intanto arrivano 537 profughi)

Stop ai soccorsi in mare, ecco dove sono adesso le imbarcazioni

Ong, solo tre navi nel Mediterraneo (ma intanto arrivano 537 profughi)

Il Mediterraneo non è più un posto per le Ong o meglio lo è solo per quelle che collaborano attivamente con le istituzioni.

Con la svolta attuata lo scorso anno grazie all'impegno del Viminale e in modo particolare del ministro dell'Interno, Marco Minniti, che ha fatto sì che le operazioni Sar (search and rescue) di fronte a Tripoli fossero affidate alla Guardia costiera libica, si è avuto un crollo nel numero degli sbarchi di migranti sulle coste italiane. Si è passati dai 181mila del 2016 ai 119mila del 2017 e il trend quest'anno è di ulteriore decremento. In seguito alla firma del codice di comportamento per le Ong da parte della maggior parte delle organizzazioni, gli attivisti del recupero in mare hanno preferito, anche in considerazione delle nuove regole imposte dal Viminale, dedicarsi ad altro. Medici senza frontiere, ad esempio, adesso è impegnata nel soccorso nei punti di sbarco, mentre altre organizzazioni hanno addirittura cessato l'attività. Che fine hanno fatto, allora, le imbarcazioni che fino a qualche mese fa raccoglievano migranti nel Canale di Sicilia e spesso fino alle coste libiche? Le accuse delle procure siciliane, in testa Catania col procuratore Carmelo Zuccaro, hanno centrato forse l'obiettivo? Dal momento che per gli scafisti adesso è più difficile far arrivare migranti in Italia e che la stretta sul traffico illegale di esseri umani ha avuto il suo fulcro nel passaggio di consegne alla Guardia costiera libica, molti hanno deciso letteralmente di «abbandonare la nave». Restano attualmente operative la Aquarius di Sos Meditérranée, che sta viaggiando verso Trapani dopo aver salvato 537 persone in acque internazionali al largo della Libia, l'olandese Sea Eye, la Lifeline di Mission Lifeline, che ha iniziato a lavorare nel campo solo di recente e la Open Arms della spagnola Practiva, che torna in campo dopo il dissequestro dei giorni scorsi attuato dal gip di Ragusa, Giovanni Giampiccolo.

Dove sono, dunque, al momento le navi delle Ong attive nel recupero migranti e quelle che, invece, non lo sono più? La Aquarius è in navigazione verso Trapani dopo aver probabilmente raccolto nei giorni scorsi migranti nella Sar Area, visto che alcuni giorni fa si trovava di fronte a Tripoli. La Vos Prudence è tornata all'armatore. Oggi è ormeggiata nel lago di Biserta (Tunisia), ma nei giorni scorsi è stata a Tangeri e Cipro. È invece in navigazione nel Mediterraneo la Sea Watch III, partita da poco da Malta, mentre la Sea Eye è in acque libiche, di fronte a Misurata. Sotto sequestro a Trapani, invece, la Iuventa della tedesca Judend Rettet. La Golfo azzurro sarebbe invece ferma in un porto dei Paesi Bassi, mentre la Phoenix della maltese Moas dei Catrambone viene ora utilizzata nell'Oceano indiano, per il salvataggio dei Rohingya. E via via tutte le altre.

Visto che un tempo le Ong sostenevano che lasciar morire migranti in mare fosse disumano, perché molte delle organizzazioni hanno preferito lasciare il campo se non hanno niente a che fare con i trafficanti di esseri umani? Una domanda a cui solo chi indaga potrà dare risposta.

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