Strano paese l'Italia dove si censura Gabriele D'Annunzio, ma con scarso senso della vergogna continuiamo a mantenere vie dedicate a Tito, boia di italiani e alle icone oramai decrepite del comunismo internazionale da Lenin, Stalin, Ho Chi Minh fino alla Rivoluzione d'ottobre e l'Unione sovietica. E come se non bastasse sul sito del Quirinale rimarranno ad imperitura memoria le più alte onorificenze concesse dallo stato italiano al maresciallo jugoslavo e dittatori comunisti come i coniugi Ceausescu. Medaglie e riconoscimenti che grazie ad una legge bislacca non si riescono a togliere. Il motivo è disarmante: gli insigniti sono morti e non possono difendersi dal reato di «indegnità».
A Raffadali, un angolo della Sicilia, in provincia di Agrigento, resiste una via dedicata a Stalin, il capostipite dei sanguinari dittatori comunisti. Sempre sull'isola non cede via Mao Tze Tung, il leader messo da parte dagli stessi cinesi. D'Annunzio fa storcere il naso alla giunta di Pescara, ma in Italia abbiamo una quindicina di vie dedicate a Karl Marx, cominciando dall'ex fortino rosso di Sesto San Giovanni in provincia di Milano.
Lo segue a ruota Che Guevara, icona rivoluzionaria, che secondo Google map viene ricordato, neanche fossimo a Cuba, in 14 città italiane. In Trentino Alto Adige hanno dedicato al Che addirittura una via ferrata per scalare il monte Casale.
In via Lenin 45, a Roma, ha sede un'importante ufficio dell'Inps ed il rivoluzionario bolscevico viene onorato in altre 4 città italiane. Il «rosso» esotico piace a 13 città del Belpaese, che si ricorderanno per sempre di Ho Chi Minh. Il leader comunista vietnamita famoso per massime del genere: «Potete uccidere dieci miei uomini per ognuno dei vostri che io uccido. Ma anche così, voi perderete e io vincerò». Via Ho Chi Minh a Modena incrocia con via Gandhi ed è parallela della strada dedicata a Kennedy. A Reggio Emilia non può mancare una via dedicata alla Rivoluzione d'ottobre, che portò in Russia ed in mezzo mondo 70 anni di comunismo e tutte le sue nefandezze.
L'Italia è una democrazia liberale che fa parte della Nato, ma in 14 città dalla Toscana alla Sardegna si onora con una strada l'Unione Sovietica. Anche a Torino c'è un vialone che si chiama così, corso Unione Sovietica.
Negli ultimi anni il sindaco della cittadina montana di Calalzo, Luca de Carlo, ha lanciato una campagna per eliminare almeno le vie dedicate a Tito, infoibatore degli italiani di Istria, Fume e Dalmazia. All'inizio erano 11, ma solo un paio di comuni o poco più le hanno tolte. Se a Pescara il Vate va cancellato in provincia di Reggio Emilia resiste il boia jugoslavo. Secondo Luca Vecchi del Pd, «nonostante tutto è stato un grande statista». Nel 2011 Luigi Aurelio Verrengia, primo cittadino di Parete nel casertano, aveva dichiarato: «Non sono favorevole alla rimozione. Penso che sia orrenda la storia delle foibe, ma resta pur sempre la valutazione che Tito ebbe una funzione storica rispetto all'antinazismo e all'antifascismo ».
Ancora più grave la decorazione, incancellabile, concessa nel 1969 a Tito dall'allora presidente Giuseppe Saragat, come «Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana» con l'aggiunta del Gran cordone, il più alto riconoscimento italiano.
Lo scorso anno sembrava che ci fosse uno spiraglio per togliere almeno le onorificenze riconosciute dal Quirinale a degli sgherri titini ancora in vita: Mitja Ribicic, Franjo Rustja e Marko Vrhunec. Tutti e tre campeggiano ancora sul sito delle decorazioni del Colle.
E risultano in compagnia dei coniugi Ceausescu, fucilati in Romania al crollo del comunismo, ma per noi dal 1973 sono e rimarranno cavalieri di Gran croce al merito della Repubblica italiana.
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Il dittatore jugoslavo è onorato a Cornaredo (Milano) con via Maresciallo Tito mentre una decina di via Tito sono presenti in Italia
Sono ben 15 in tutta Italia le vie intitolate al filosofo padre, insieme a Friedrich Engels, delle ideologie socialiste e comuniste
La sede dell'Inps a Roma si trova in via Lenin. In Italia sono 5 le strade intitolate all'artefice della rivoluzione russa del 1917
Una via in Sicilia, vicino ad Agrigento, è dedicata
anche al leader comunista che guidò l'Urss dal 1924 al 1953, anno della sua morteAl leader del Partito comunista cinese sono dedicate due vie in Sicilia. A Campobello di Licata (Agrigento) è vicino a via della Resistenza
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