Quando muore una persona, se ne fa il necrologio. Quindi se «muore» un mucchio di ferraglia, ci si aspetta che i cuori più sensibili facciano il suo metallologio. Invece no, fanno ugualmente il necrologio, come se si trattasse di un nonno, di una star del cinema, di uno scrittore famoso. Perché anche a un mucchio di ferraglia da rottamare ci si può affezionare, piegandosi in rima ai dettami di una grottesca, cavernicola umanizzazione dell'inumano.
Accade in queste ore per il caro estinto della famiglia Nasa di nome Opportunity, «Oppy» per i molti affranti internetauti che hanno ritwittato il triste annuncio della dipartita dell'«esploratore robotico», deceduto su Marte: l'ennesimo caso di morte bianca, di operaio (peraltro specializzato) caduto nell'adempimento del proprio dovere. «Non essere triste, è finita, ma sii orgoglioso di te perché ci hai insegnato tanto», ha digitato al volo l'ex presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama. D'altra parte, se nel novembre scorso una collega di «Oppy», la sonda InSight, cinque minuti dopo esser giunta anch'essa sul suolo marziano inviò la prima fotografia del Pianeta Rosso, chi di mestiere faceva fino all'altro ieri «l'uomo più potente della Terra» e che (a malincuore, ovvio) dichiarava e finanziava guerre, non è che possa far la figura di quello che se ne sta lì con le mani in mano o con la testa fra le nuvole, deve prendere posizione, perbacco. E poi, diciamola tutta, soltanto una bestia sanguinaria, un mostro sarebbe rimasto a ciglio asciutto di fronte all'ultimo messaggio lanciato da «Oppy» nel giugno scorso: «La mia batteria è scarica e si sta facendo buio». Il buio degli spazi interstellari, il buio della dissoluzione, il buio del Nulla... Non vi sembra di tornare al cinema a guardare 2001: Odissea nello spazio, al momento in cui Hal 9000 viene spento? Ricordate quella canzoncina con voce deformata, agonizzante, struggente? «Giro girotondo, io giro intorno al mondo»... Che brividi ragazzi, che sensazioni forti.
Le stesse sensazioni che deve aver provato, a esempio, George Takei, 82 anni, l'attore che in Star Trek era il timoniere Hikaru Sulu della nave stellare USS Enterprise. «Forse un giorno - ha cinguettato - ti troveremo di nuovo, amico, quando gli umani finalmente metteranno piede su Marte». Sarebbe anche l'ora di darsi una mossa, quaggiù, prima che altri, chissà dove, ci rubino l'idea mettendo il cappello su quel giardino delle delizie pieno di risorse che potrebbero risollevare il Pil del nostro piccolo mondo antico. E soprattutto prima che arrivi lei, la Morte. Il celebre (pare) Seebangnow ha lanciato nell'etere uno dei suoi fumetti così concepito. La classica Falciatrice si avvicina a «Oppy» e gli dice «È tempo di andare».
E lui, con tanto di aureola: «Sono stato un buon rover marziano?». «No», risponde quella. E poi, volgendo le spalle, aggiunge: «Mi hanno detto che sei stato il migliore».Devo subito bere qualcosa di forte, magari a base di acqua marziana. Dicono sia meglio della vodka.
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