
Una sfida difficile e sondaggi da sovvertire. La Toscana sceglierà il suo nuovo presidente di Regione il 12 e il 13 ottobre. Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, sfiderà il governatore uscente Eugenio Giani. Lo farà in una regione dove il centrodestra non ha mai vinto.
Perché ha accettato questa sorta di mission impossible?
"Se nella mia vita avessi dovuto lottare solo per le cose facili, non avrei fatto niente. Mi ricordo ancora che trent'anni fa, quando facevamo i banchini, era dura persino avvicinare qualcuno per dargli un volantino. La mia storia è fatta di sondaggi sovvertiti e di sfide difficili. È fatta di impegno per la mia comunità non di convenienza politica e di calcoli a tavolino: oggi che sono sindaco così come nei dieci anni all'opposizione".
La Toscana è ancora un fortino inespugnabile?
"Penso che sia il momento giusto per questa nostra rivoluzione del fare, dopo 55 anni di monocolore. L'abbiamo fatta a Pistoia nel 2017, dopo 72 anni, unendo partiti e tante persone della società civile, anche di sinistra, che volevano cambiare. Quel sentimento popolare che sentivo allora, lo sto sentendo anche oggi".
La vittoria a Pistoia appunto. Quali sono state, le ragioni di quel successo, e come pensa di replicarle?
"La necessità delle persone di cambiare e il coraggio di farlo. Arriva un momento in cui cercare di appellarsi alla paura affinché tutto resti com'è, si scontra con il sentire reale dei cittadini. Nel 2017 ho cercato di dare risposte alla mia città, senza anteporre le ideologie ai bisogni del territorio. Sto facendo la stessa cosa adesso per la Toscana".
Quali risultati da sindaco rivendica con più orgoglio?
"La messa in sicurezza delle scuole (quelle di competenza del Comune), la riqualificazione delle aree pubbliche strappate allo spaccio, al degrado e restituite alla collettività, e l'avvio di una serie di progetti e investimenti sulle case popolari. Non ho mai alzato alcuna tassa di competenza comunale e ho investito sui servizi".
Molti toscani si lamentano di sanità lenta e ospedali sotto pressione. Qual è la sua proposta per migliorare la sanità regionale senza aumentare la spesa pubblica in modo insostenibile?
"In oltre 8 miliardi di bilancio sanitario regionale, si annidano tanti sprechi da tagliare per poter restituire queste risorse ai servizi. Oggi in Toscana il 51% delle persone, secondo i dati del rapporto Ars, si rivolgono già al privato per accedere alle visite. L'8% addirittura rinuncia ai controlli per le liste d'attesa troppo lunghe e l'impossibilità di pagare. Gli ospedali delle aree interne, come l'Isola d'Elba, Volterra, San Marcello, Pescia, vengono via via privati di servizi essenziali. Manca una programmazione regionale e la capacità di governare i processi. La politica deve tornare a decidere".
In che modo la sua presidenza si differenzierebbe, in termini di stile e priorità, rispetto a Giani?
"Nella capacità di decidere e di fare, appunto. Decidere, ad esempio, sul ciclo dei rifiuti: in Toscana abbiamo una delle bollette della spazzatura più alte d'Italia perché portiamo i rifiuti fuori regione o fuori dal Paese. Non sono stati costruiti impianti moderni e continuano a mettere i rifiuti, quelli che non vengono smaltiti altrove a caro prezzo, in discarica.
E poi nella mentalità sviluppista: è in atto nella nostra regione una deindustrializzazione, bisogna cambiare rotta ed essere attrattivi per gli investimenti riformando la legge sull'urbanistica, realizzando le grandi opere infrastrutturali, anche digitali, e rendendo la Toscana terra di opportunità, altrimenti i nostri giovani continueranno a lasciare la regione a ritmo di 4mila ragazzi e ragazze all'anno".