Ora Budapest diventa un problema

Putin si è congratulato subito con Orban, con parole molto calorose. Tra l'altro il giorno della scoperta delle fosse comuni e della mattanza di Bucha, compiuto dal suo esercito

Ora Budapest diventa un problema

Putin si è congratulato subito con Orban, con parole molto calorose. Tra l'altro il giorno della scoperta delle fosse comuni e della mattanza di Bucha, compiuto dal suo esercito. Sempre casualmente, ma con una sincronia che fa rabbrividire, ha trionfato un altro amico del dittatore russo, il presidente serbo Vucic. Ma se da sempre la Serbia è una dependance russa, il caso ungherese è particolarmente grave e sorprendente: sia perché, storicamente, assieme alla Polonia, l'Ungheria è sempre stata la nazione più ostile alla Russia. Sia perché fa parte della Ue. Il responsabile di questo spostamento verso est, non solo verso Mosca ma anche e soprattutto verso Pechino, di una nazione per secoli fulcro dell'Occidente, è qualcosa di preoccupante e l'autore ne è sicuramente il quattro volte premier. Il quale, in un discorso inquietante, nel ringraziare gli elettori, ha elencato tra i suoi nemici, oltre al solito Soros, al globalismo (che non si sa cosa sia) e ad altri fantasmi del sovranismo, anche Zelensky. Il nemico del mio amico (Putin) è anche mio nemico: a cui infatti Orban non ha inviato le armi, rifiutandosi altresì di partecipare alle sanzioni contro il regime russo. Ha certo condannato l'invasione, ma quello l'hanno fatta tutti (o quasi): parole al vento, se non seguite da azioni concrete. E anche comunque in quanto a parole, Orban si è pronunciato purtroppo chiaramente, la sera del voto. Tutto ciò di fatto ha portato alla fine del gruppo di Visegrad: la Polonia, come sappiamo, tiene una posizione diametralmente opposta a quella ungherese. Abbiamo due enormi problemi: uno per l'Europa, l'altro per la variegata destra europea. Nella Ue vi è un paese ora, appunto l'Ungheria, che farà di tutto per bloccare le decisioni che possano nuocere a Putin. E questo problema va risolto subito ed è assai più grave delle questioni passate, riguardo lo stato di diritto (che peraltro investivano anche la Polonia) o anche delle politica migratorie, da quei paesi non condivise. C'è una nuova divisione bipolare del mondo, una nuova Yalta e Orban ha deciso dai restare al di là della Cortina, come nel 1945: solo che allora era entrata l'Armata rossa, oggi è per autonoma decisione politica, suffragata (sembra) dal consenso elettorale.

Tutto questo l'Occidente se lo può permettere? E l'altro problema è per la varia destra europea e anche italiana: un conto era sostenere Orban (l'abbiamo difeso anche da noi, e da queste colonne) prima del febbraio 2022. Un conto è farlo oggi. Per questo, non v'è affatto da gioire per il suo trionfo.

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