Donald Trump

Ora lo criticano pure quando sta dalla nostra

Ora lo criticano pure quando sta dalla nostra

Qualcuno lo chiama il tycoon, altri il dark horse, l'outsider che ha sconvolto le elezioni americane, ma è certo che, in poche settimane, Trump si è fatto la fama del grande incassatore, tanti sono i colpi proibiti che ha ricevuto dai media che continuano a non accettare la sua vittoria. Metterlo in croce è diventato uno sport ossessivo praticato da molti giornali e da diverse tv, compresa la Rai di Stato (Botteri docet). É quasi un must sparargli ad alzo zero, a prescindere da tutto e da tutti. Forse non sarà il massimo della simpatia, Donald, e qualche grossa «gaffe» l'ha anche commessa, ma siamo arrivati al punto che è stato subito riabilitato pure Obama considerato da molti il peggior inquilino della Casa Bianca dal dopoguerra. E che non ha certo perso tempo a criticarlo molto aspramente, quasi Trump fosse un usurpatore. Già la sua vittoria, nel novembre scorso, si era rivelata una sconfitta a livello planetario degli opinion-makers e dei sondaggisti che, fino all'ultimo, avevano considerato impossibile una sua elezione. Inaudito supporre che quell'omone un po' volgare e platinato potesse ostacolare l'ingresso di Hillary Clinton in quella Stanza Ovale conosciuta fin troppo bene da suo marito Bill. Il clamoroso ko, però, non è servito a far rinsavire nessuno tanto che ora, in modo masochistico, si attacca Trump anche quando sottolinea - o lui o i suoi consiglieri - verità lapalissiane, sostenute da tutti fino a 24 ore prima. Non abbiamo sempre detto che la Ue ci penalizza? Che Berlino continua a danneggiare i partner con un marco travestito da euro? Che il club monetario europeo fa acqua da tutte le parti? Che era meglio quando c'era una vera Banca d'Italia e non una semplice succursale di Francoforte?

Persino la Bce di Draghi comincia a dichiarare che, così, non si può più andare avanti. Eppure, se a sostenerlo è un consigliere di Trump, tale Peter Navarro, che mette il dito sulla piaga di una Europa a due velocità, con Paesi di serie A e altri di serie B (Italia in primis) apriti cielo: ecco la levata di scudi dei cosiddetti benpensanti di casa nostra. Guai a toccare quella santa donna di frau Merkel che, con teutonica dolcezza (lei non ha colpe, ha detto ieri...), sta distruggendo mezza Europa. Insomma, critichiamo Trump per partito preso anche quando dimostra di essere dalla nostra parte. É il caso dell'emergenza-immigrati: quelli che, fino all'altro giorno, chiedevano provvedimenti drastici per bloccare gli sbarchi sulle nostre coste e per innalzare il livello della sicurezza messo a dura prova dalle infiltrazioni terroristiche sono , magari, gli stessi che oggi criticano Washington per l'idea balzana di voler innalzare un muro al confine tra Usa e Messico e per il divieto di ingresso negli Stati Uniti dei cittadini di sette Paesi musulmani. Il problema, però, è dannatamente reale in tutto il mondo ed è necessario intervenire, magari scontentando i soliti «radical-chic».

Certo, nessuno chiede una specie di muraglia cinese in mezzo Mediterraneo, ma qualcosa bisogna pur fare.

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