C ontrordine: spegnere i riflettori sull'emergenza coronavirus. I ministri Luigi Di Maio e Roberto Speranza (da Roma) e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (da Napoli), dopo aver alimentato paure e psicosi, cambiano strategia: profilo basso e ridimensionamento del fenomeno. Ma ora i danni per l'economia, turismo e imprese appaiono irrecuperabili in tempi brevi.
L'imperativo è ridare all'estero l'immagine di una nazione sicura in grado di gestire la crisi coronavirus. Gettare acqua sul fuoco. Spegnere le paure. La prima mossa la mettono in campo i ministri Di Maio (Esteri) e Speranza (Salute) con l'operazione media internazionali. I due esponenti del governo convocano i giornalisti nella sede romana dell'associazione della stampa estera. Accanto ai due ministri, la direttrice generale dell'ospedale Spallanzani di Roma, Marta Branca, e il direttore scientifico, Giuseppe Ippolito. Presenza che serve a dare forza al messaggio che Di Maio e Speranza lanciano. A Napoli, intanto, il capo dell'esecutivo Conte incontra il presidente francese Emmanuel Macron per il bilaterale Italia-Francia. E prova a scacciare, tra babà, caffè e visite ai tesori napoletani, le paure del popolo italiano. A Roma è il titolare degli Esteri che monopolizza la propaganda governativa: «I nostri figli vanno a scuola. Turisti e imprenditori vengano tranquillamente. Aiutateci, non partecipate all'infodemia». Di Maio mette sul tavolo i dati per rassicurare i partener europei: «Su 7104 Comuni, ne sono coinvolti poco più di 10: se guardiano alla mappa possiamo dirci finalmente qual è l'unità di grandezza e l'entità del fenomeno. Quella del coronavirus è una crisi molto limitata. L'emergenza riguarda lo 0,089% dei Comuni italiani, aree delimitate che teniamo in contenimento». Il ministro non ci sta: «L'Italia non è l'untore d'Europa, ma un Paese responsabile che sta facendo il massimo per gestire una situazione difficile, ma comunque limitata».
L'incontro con la stampa estera è l'occasione per annunciare una buona notizia: «Tutti i pazienti allo Spallanzani sono guariti e vogliamo comunicare a tutto il mondo questa buona notizia perché ci sono tante notizie errate che si inseguono in questi giorni che stanno danneggiando profondamente il tessuto economico del nostro Paese e soprattutto la reputazione della nostra comunità scientifica». Poi arriva il mea culpa: «Abbiamo eseguito 10mila tamponi, ma non possiamo essere colpevoli di essere stato uno dei Paesi che ha fatto più controlli e lo dice anche l'Oms». Speranza va sull'aspetto medico: «Un tampone può essere negativo e poi però durante la fase di incubazione diventare positivo. La strada che noi abbiamo scelto, in coordinamento con le organizzazioni internazionali, è la più sicura, cioè l'isolamento dei contatti, perché solo l'isolamento dà piena garanzia». Il ministro frena sull'ipotesi del doppio focolaio: «Si sta verificando se c'è una connessione tra i due focolai, lo studio è in corso ma siamo nell'ambito della possibilità. Stiamo approfondendo per valutare questa ipotesi».
Da Napoli Conte conferma la linea del profilo basso: «Oggi non è giorno di polemiche, ma neppure ieri e neppure domani. Cerchiamo di lavorare tutti per l'Italia, nell'interesse nazionale». E chiede l'aiuto dei cittadini: «È giusta la responsabilità istituzionale» ma non basta perché «tutti quanti dobbiamo contribuire al bene comune». E ancora più chiaro: «Lavorare per mantenere il governo unito e mantenere unita la nazione».
In soccorso arriva anche il presidente Macron, che a breve sarà chiamato a gestire l'esplosione
dell'emergenza in Francia. Il presidente francese esclude la chiusura delle frontiere: «Chiudere le frontiere con l'Italia per il coronavirus? No». La lezione italiana impone ai cugini francesi di usare un'altra strategia.
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