Roma La Lega ha dovuto ingoiare il boccone amaro della mozione NoTav, e votarla in silenzio in Parlamento. Negando che si tratti di merce di scambio per il salvataggio grillino sul caso Diciotti: «Ma no - giura il diretto interessato Salvini - è una sciocchezza planetaria dire che si sia trattato di uno scambio politico». A spalleggiarlo arriva il collega Toninelli: «Una pura barzelletta», garantisce.
Per il Carroccio però le conseguenze dello stop alla Tav, con l'intero Nord produttivo che si ribella, sono un problema assai serio. Così si cerca ansiosamente una via di uscita. E quando il governatore Dem del Piemonte, Sergio Chiamparino, fa sapere che martedì interverrà in Consiglio regionale «anche al fine di verificare la possibilità di indire una consultazione popolare sull'opera», Salvini ci si aggrappa come ad una scialuppa di salvataggio: «Al referendum siamo sempre e comunque favorevoli». Poi cerca di rassicurare i suoi: «Abbiamo sempre trovato un accordo con i Cinque Stelle, e lo troveremo anche su Tav e autonomie».
Il malessere per il cedimento ai grillini è infatti forte anche all'interno del Carroccio, come dimostrano le tante assenze di rilievo nel voto di giovedì alla Camera. Mancava persino il capogruppo Molinari, che interviene via intervista: «Per noi la Tav va fatta e la Lega non voterà mai lo stop dell'opera in aula», dice. E a chi gli contesta che, con la mozione, lo ha appena fatto, replica: «Si dà a quel documento una valenza che non ha: serviva solo a tenere insieme la maggioranza». Non proprio una difesa fortissima.
Si fa sentire il governatore della Lombardia Fontana: «Io sono convinto che l'opera sia necessaria e debba essere fatta. Mi auguro che questo eventuale ritardo sia determinato soltanto dal fatto che si vuole rivedere l'opera solo in alcuni dettagli», dice.
E Silvio Berlusconi si dice certo che «saranno i fatti che costringeranno la Lega a cambiare posizionamento. Dopo tutto questo blocco, dalla Tav alle infrastrutture, cui Salvini non è riuscito a dire di no, ci saranno moltissimi leghisti che imporranno un cambiamento e una nuova maggioranza insieme a noi».
A favore dell'opera si schiera anche il nuovo leader della Cgil Maurizio Landini, che incalza l'esecutivo: «Il governo deve decidere cosa vuole fare.
Sembra che continuino a rinviare solo perchè ci sono le elezioni europee». Ma Toninelli fa sapere che non si deciderà nulla «prima di due settimane» e definisce «inconfutabile» la sua analisi costi/benefici. Che affossa la Tav.
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